Sabbie. Uno spettacolo che è molto più di un tributo, ma un vero e proprio viaggio.

Viaggio con Ilaria Alpi tra passione e dedizione per un mestiere che a volte conduce alle periferie del mondo, periferie dalle quali non sempre si ritorna.

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Sono passati 19 anni da quel 20 marzo del 1994 che vide soccombere a Mogadiscio la giornalista RAI Ilaria Alpi ed il suo cineoperatore Miran Hrovatin, uccisi a colpi di kalashnikov da un commando.

Erano appena tornati da Bosaso  pronti a tornare a casa il giorno successivo. Perché Bosaso ? Perché stavano indagando sull’autostrada nel nulla, la famosa Garoe-Bosaso, sotto il cui manto asfaltato si celano probabilmente le vergogne del mondo: rifiuti tossici  e sostanze radioattive portati lì attraverso navi di proprietà di “amici” italiani e somali.

E’ inutile dire che, malgrado processi e commissioni d’inchieste, ancora non si è giunti a capire chi furono i mandanti e chi gli esecutori.

Sabbie, un testo di Romano Talevi (anche nel ruolo di Hrovatin) messo in scena al Teatro Eutheca di Roma, ripercorre proprio i momenti salienti della vita somala di Ilaria (interpretata da Rita Pasqualoni) fino all’ultimo giorno di su questa terra scegliendo proprio la Garoe-Bosaso come scenografia. Una striscia d’asfalto, sabbia, bidoni, carcasse di animali questi gli elementi scenici scelti da Verunska Nanni e che ci portano direttamente al cuore dell’Affaire Alpi.

La Somalia della guerra civile e dei riti tribali, come l’atroce ‘infibulazione raccontata da Antoinette Kapinga Mingu, ma che ti lascia comunque il mal d’Africa ogni volta che riparti. La Somalia dei militari italiani di stanza lì per l’operazione  nota con il nome Restore Hope (“Restaurare la Speranza”).  rappresentati dal poliedrico Pierfrancesco Ceccanei ma anche la Somalia dei cecchini e dei traffichini.

Un Racconto assurdo di guerra; Un racconto di passione nel voler informare su ciò che accade in terra somala sul traffico delle armi e su quello dei rifiuti tossici ; Un racconto su come muore la verità.

Un racconto che è come ‘sabbia’ negli occhi di ‘chi vi scrive‘ queste poche righe.

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