L’idiota di Galilea

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Sabato 23 febbraio è andata  in scena al Teatro San Filippo Neri di Nembro (Bg) l’ultima replica dello spettacolo di Natalino Balasso “L’idiota di Galilea”.

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Teatro colmo e pubblico attento, reattivo. Un testo scritto dallo stesso Balasso, come tutti i suoi sketch comici, e che lo vede unico protagonista in un monologo ambientato a Cafarnao, città della Galilea. L’idiota è un falegname che assiste alle predicazioni di un certo maestro seguito dai suoi discepoli e ne commenta parole e azioni, un idiota è il punto di vista sulla buona novella. Una serie di congetture ironiche e riflessive su come va il mondo ne sono il risultato. I testi sono tratti da vangeli gnostici, apocrifi, scritti filosofici dell’ambiente greco-romano, tra cui Epitteto, e invenzioni.

Lo rivedremo a teatro il 19 marzo a Thiene (Vi) con la prima di “Signore signori”.

Lei sembra la dimostrazione esemplare che il teatro in Italia vive anche slegato dai grandi circuiti nazionali, i circuiti degli stabili, delle compagnie fisse e quant’altro. Ma a che prezzo? E con quanta fatica?

La libertà costa la fatica di cercarsi le situazioni, di crearle, ma soprattutto la fatica di venire abbandonati quando le cose non girano. Credo che occorra avere sempre presente il risultato che ci si vuole prefiggere perché in mezzo al guado le difficoltà son tante. Diciamo che serve una gran lucidità. Però la fatica maggiore è data quasi sempre dagli apparati e dalla politica che non cede gli spazi. Anche la Chiesa ha molti spazi teatrali in Italia e i Comuni trovano più conveniente trasformare i teatri in parcheggi o in Centri Commerciali. Questa fatica non è quasi mai causata dalla gente, dal pubblico. Il pubblico sta quasi sempre dalla tua parte.

Quando lei parla della televisione ne parla in modo disgustato e sprezzante. Se potesse cancellerebbe le sue esperienze a Mai dire Gol presso Mediaset? Se no, perché?

Non cancellerei mai una mia esperienza passata, foss’anche negativa. Sono le esperienze che ci rendono quello che siamo. A Mai Dire Gol ho conosciuto la Gialappa’s Band, che trovo di rara intelligenza e ho reincontrato colleghi che stimo.

Nel corso dei suoi tour con i vari spettacoli (L’idiota di Galilea, Aspettando Godot, Stand up Balasso) che pubblico, che Italia incontra?

Tante Italie direi. L’Italia che insiste a votare Berlusconi perché ama l’horror, l’Italia che si interroga sul Bene Comune e sulla moralità nella politica, la gente che si spende in prima persona.

Giovani ottimisti e ragazzi disorientati. Tutti cercano qualcosa nel rito civile del teatro, tutti vogliono una risposta, foss’anche una emozione.

Il mio pubblico non mi rassomiglia, è fatto di tanti sentimenti e di tanti pensieri diversi. La mia scommessa è arrivare allo stesso modo a tutti quei pensieri diversi.

La serie di video da lei pubblicati su Youtube contro il consumismo, la credulità della gente e lo spirito del gregge hanno riscosso interesse notevole, trovano il consenso della gente.
Un video ha raggiunto i 430.000 click in pochissimo tempo. Sulla sua pagina Facebook appare la voce “Seguaci”: quasi 8500. Alcuni la propongono come politico.
Nel 2006 si è dimostrato simpatizzante di Grillo partecipando alla serata “Amici di Grillo” con Antonio Di Pietro, Marco Travaglio, Antonio Cornacchione tra gli altri.
Lei “salirebbe” in politica? E l’Italia ha bisogno di comici al potere?

La pagina cui allude lei è la mia pagina “privata”, la mia pagina ufficiale ha circa 25.000 iscritti. Credo mi seguano perché cercano un po’ di autenticità.

A volte li diverto, altre volte mi limito a condividere il mio pensiero ma sempre senza cercare di fregarli o di spacciarmi per uno che non sono. Credo apprezzino questo.

Grillo è l’unica cosa nuova nel deserto di idee che ci circonda. Io non scenderei mai nella competizione politica. Non posso  fare il politico: mi alzo alle 14.

Quali sono le sue controproposte al consumismo sfrenato? Chi oltre a lei si sta impegnando in questo senso?

Noi si cerca sempre una proposta, un meccanismo che ci risolva i problemi, come un marchingegno magico che compie miracoli.

La verità è che l’unico modo per uscire dal consumismo stupido che abbiamo creato può essere solo un nostro cambiamento culturale, un’inversione di rotta che solo noi possiamo attuare. Nessuno lo farà al posto nostro.

Parliamo dello spettacolo L’idiota di Galilea. L’idea del punto di vista dell’idiota da dove è arrivata?

Da molte letture. L’Idiota filosofo di Cusano, l’Idiota di Dostoevskij, Gimpel l’idiota di Singer.

Insomma da tutte quelle figure di “Idiot savant” che dalla semplicità dei suoi ragionamenti riesce a metterci in crisi perché sbugiarda i nostri riflessi culturali stereotipati.

Un Gesù piuttosto scontroso il suo, ma che alla fine pronuncia il messaggio anticonformista e contro la frenesia dell’acquisto da lei già avanzato in altre occasioni.
Un Gesù rivoluzionario e soprattutto umano, che in modo ironico scarica la propria rabbia contro una pianta di fichi che nel deserto non lo disseta e si vendica contro chi gli fa torto. Che cosa ne pensano i credenti?

Non so che ne pensino. Non m’interessa. Io non parlo nemmeno di Gesù, parlo di un maestro e dei suoi discepoli, potrebbe essere un esseno, uno zelota, uno qualunque dei tanti guru che hanno popolato la terra.

È perennemente incazzato perché ha realizzato che portare un messaggio agli umani è inutile: ciascuno leggerà il messaggio interpretandolo nel modo che più gli farà comodo.

Il problema di un Dio onnipotente che può anche il male ha occupato le notti di molti filosofi medievali tra gli altri. Che senso ha dato lei al “male”?

Il Male lavora durante il turno di riposo del Bene.

In alcuni momenti del suo spettacolo quando Gesù urla alla gente ricorda i modi di Grillo. Si è ispirato a lui?

Beh, Grillo potrebbe essere un esempio di guru prima osannato e poi crocifisso.

Nel passato, prima dell’Idiota di Galilea, si è occupato dei miti greci nell’esilarante Ercole in Polesine (di cui speriamo un ritorno!).
Il suo intento dissacratorio attraversa monoteismo, politeismo, sacro, profano.
Tramite la distanza ironica rispetto ad alcuni dogmi, alcune figure, alcune metafore appartenenti al rito, al credo cattolico e al paganesimo che cosa vuol far apparire?
Esistono secondo lei storie che non si prestano a questo suo sguardo?

La mia attenzione si concentra sugli uomini più che sulle storie. Le categorie che lei ha elencato non sono altro che modi di porsi di fronte ad un unico problema: il significato della nostra presenza su questa terra. Ciascuno dà la risposta che può e la risposta esatta non esiste, siamo circondati dal mistero.

Non adorare chi ti chiede di farlo. Abbi cura di ciò che Tu sei. Abbi rispetto di ciò che Tu non sei. Sono i tre comandamenti che “l’Idiota” del suo spettacolo vorrebbe proporre al posto dei dieci canonici.
Una sorta di umanesimo, di etica laica in cui l’uomo è il solo responsabile di se stesso. Sono i suoi principi?

Sono l’unico modo per fare del mondo un posto migliore, credo.

Nel finale dello spettacolo l’Idiota piallando il legno, illuminato da un’unica luce laterale mentre tutto il resto è buio, chiude la scena alzando lo sguardo verso la luce (che è a tutti gli effetti la luce di Dio). Che vuol dire?

Vuol dire che il materialismo non è la risposta.

C’è un mistero che i mistici riescono a indagare solo da ubriachi ed è il motivo per cui è impossibile avere risposte lucide. C’è un mistero che per ora ci impone una ricerca senza risposta.

La religione prende la via più facile, una risposta intuitiva che è sicuramente sbagliata; la filosofia pone molte domande ma una ricerca esasperata può portare alla confusione mentale.

Bisognerebbe rendersi più simili agli idioti, semplificare il pensiero ma tentare di rimanere lucidi, perché il misticismo è solo un enorme sballo inutile.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Sopravvivere alla stupidità.

Che cos’è la felicità?

Una categoria mentale che non trova riscontro nella realtà.

Quali sono i suoi personaggi storici di riferimento?

I personaggi storici non rappresentano un riferimento per me. Amo molto lo scrittore Salgari che ha avuto una morte infelice ed è morto suicida per debiti, con una moglie all’ospedale psichiatrico.

Mi piace Paolo Sarpi e adoro leggere Epitteto.

Che consiglio darebbe ai giovani italiani talentuosi e impegnati. Devono rimanere a lottare in Italia oppure emigrare all’estero?

Anche all’estero si lotta. Non ho tuttavia consigli da dare ai giovani. Io sono rimasto in Italia perché non amo viaggiare. Il risultato di tutto questo è che faccio 80.000 chilometri l’anno.

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