E’ stato presentato venerdì scorso in conferenza stampa “Vola Colomba“, l’insieme delle iniziative culturali per il settantennale del ritorno di Trieste all’Italia, realizzate dal Comune di Trieste con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
È seguito il taglio del nastro, idealmente contemporaneo, delle due mostre “Lunario Triestino 1953 – ’54” (Palazzo Gopcevich, via Rossini 4) e “Cronache triestine 1945 – ’54” (Museo della guerra per la pace Diego de Henriquez, via dei Tominz 4), visitabili da oggi fino all’8 dicembre 2024.
In programma ci sono anche lo spettacolo teatrale “Vola Colomba” (mercoledì 30 ottobre alle ore 20.30 al Teatro Bobbio di via Ghirlandaio 12) e numerosi percorsi, approfondimenti, visite guidate. Il programma integrale è disponibile sul sito istituzionale del Comune di Trieste.
LUNARIO TRIESTINO 1953-’54
Sala Selva di Palazzo Gopcevich (via Rossini 4)
4 ottobre – 8 dicembre 2024
Da martedì a domenica in orario 10-17 (chiuso lunedì)
La Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte presenta un lunario fotografico scandito in 15 mesi. Il diario visivo documenta, con ricercata densità informativa, i tragici giorni del novembre 1953 fino all’effervescenza connessa al ritorno all’Italia dell’ottobre 1954. L’esposizione in Sala Selva presenta circa 300 fotografie arricchite da alcuni oggetti iconici tra cui la FIAT Topolino, la Lambretta, la radio Geloso, il vinile originale di Vola Colomba, giocattoli, macchine fotografiche, documenti e riviste d’epoca. Un’accurata ricognizione dei fondi dei fotografi Ugo Borsatti, Adriano de Rota, Livio Amstici, Gianni Anzalone, dell’agenzia fotografica Giornalfoto, dell’archivio fotografico comunale e dell’archivio donato dalla famiglia del sindaco Gianni Bartoli, tutti conservati in Fototeca, incrociata con l’analisi di altre fonti documentali e bibliografiche coeve, consente una sorta di rendicontazione che mira a illustrare i grandi e piccoli eventi occorsi. Nel 1953 e nel 1954 la questione di Trieste è molto presente nella stampa nazionale e internazionale: i fotografi, non solo triestini, rivestono un ruolo significativo nel raccontare la città per immagini con inedita incisività. I rotocalchi, grazie allo sviluppo dell’informazione nel Dopoguerra, danno conto del rovesciamento del rapporto tra testo e immagine, privilegiando la vocazione educativa della fotografia orientata alla costruzione di un’identità collettiva. I reportage, le fotocronache prediligono le immagini accompagnate da didascalie e brevi articoli a cui viene lasciato un ruolo del tutto sussidiario. Alle foto iconiche si affiancano quelle inedite o meno note che descrivono in bianco e nero la povertà e l’opulenza, il dramma dell’esodo e gli eventi culturali, sportivi o mondani, gli scontri e le manifestazioni patriottiche: contrasti tra mondi lontani e conflittuali che richiamano l’humus neorealista. Sono immagini evocative quelle depositate negli archivi che hanno il pregio di mettere in evidenza storie, fatti, oggetti, opere, autori, personalità, relazioni in alcuni casi sconosciuti o inesplorati.
CRONACHE TRIESTINE 1945-’54
Museo della guerra per la pace Diego de Henriquez (via dei Tominz 4)
4 ottobre – 8 dicembre 2024
Ogni giorno tranne martedì in orario 10-17 (sabato e domenica fino alle 19) fino al 13 ottobre
Ogni giorno tranne martedì in orario 10-17 (mercoledì fino alle 19) a partire dal 14 ottobre
Cronistoria narrata attraverso varie classi di materiali: scene di vita politica, ma anche quotidiana, si alternano nella rassegna di quegli eventi che portarono Trieste all’atteso ritorno all’Italia. Il viaggio all’interno del percorso espositivo offre al visitatore gli strumenti per meglio comprendere le complessità e le difficoltà che contraddistinsero il decennio ’45-’54 nella città di Trieste. La Sala mostre del Museo della Guerra per la Pace Diego de Henriquez è dunque teatro della disamina di alcuni aspetti significativi di uno dei decenni più articolati e multiformi della storia di Trieste e della Venezia Giulia. Il fil rouge è costituito da un’analisi della situazione politico-amministrativa gestita in tale arco di tempo dal Governo Militare Alleato e dalle forze di polizia da esso impiegate sul territorio, lasciando, però, ampio spazio anche ad argomenti di carattere sociale come la Sezione Lavoro Aiuto Disoccupati (SE.L.A.D.) e alle due edizioni del Festival Nazionale dei Ragazzi –anni 1951 e 1953– volute dal sindaco Gianni Bartoli quali occasioni di dibattito sui problemi pedagogici relativi alla gioventù italiana del secondo dopoguerra e per catalizzare l’attenzione di tutta l’Italia sulla questione di Trieste. Uno spazio particolare viene riservato al periodo clou di quegli anni, quello tra fine ottobre e inizio novembre 1954, segnato dall’entusiasmo delle manifestazioni di folla per la “seconda redenzione” della città. La mostra induce a riflettere su una libertà riconquistata anche grazie al sacrificio di chi, in difesa dell’italianità, rimase vittima dei tragici eventi di inizio novembre 1953. Questi ultimi raccontati anche dalla “penna” del meticoloso collezionista triestino Diego de Henriquez, che fu testimone diretto –e attivo– di una delle pagine più drammatiche della nostra storia. Viene restituita la centralità del ruolo di de Henriquez in quegli anni così complicati: i suoi scritti raccontano come fosse ben inserito nella vita cittadina e nel substrato politico ed economico di Trieste e come venisse tenuto in alta considerazione dalle autorità locali e alleate le quali riponevano in lui la massima fiducia confidandogli, non di rado, notizie in anteprima. Alla sua collezione sono riconducibili tutti i materiali in esposizione –divise, distintivi, copricapo, attrezzi da lavoro, quadri, modellini e tabelle– mentre la documentazione, anche fotografica, e i manoscritti provenienti dall’archivio Henriquez sono integrati da testimonianze appartenenti a fondi del Civico Museo di Storia Patria, come quello del Festival Nazionale dei Ragazzi. Completa la mostra l’interessante album fotografico in prestito dalla Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte dedicato ai lavori svolti a partire dal 1947 dalla Divisione Lavori in Economia, poi SE.L.A.D., nel cui ambito trovarono occupazione le molte persone che erano rimaste senza lavoro alla fine della guerra. Ufficialmente cessò di esistere attorno al 1960 anche se in realtà sospese l’attività nel 1954, alla fine dell’amministrazione anglo-americana.
“VOLA COLOMBA” DI PIERLUIGI SABATTI
Teatro Bobbio (via Ghirlandaio 12)
Mercoledì 30 ottobre alle ore 20.30 (ingresso libero fino a esaurimento posti)
Anche il testo teatrale “Vola Colomba” di Pierluigi Sabatti, tratto dal romanzo autobiografico “Un ottobre a Trieste” edito da MGS Press (2004), prende a prestito il titolo della canzone con cui Nilla Pizzi vinse il Festival di Sanremo nel 1952. Le vicende narrate nel libro e riportate sulla scena a leggìo in un nuovo adattamento teatrale, nella riduzione e per la regia di Elke Burul, ruotano attorno alla storica giornata del 26 ottobre 1954, rivissuta dal protagonista ormai adulto, in un gioco di flash back e continui rimandi fra passato e presente. Accanto ad Ariella Reggio, in scena ci saranno gli attori Marzia Postogna, Adriano Giraldi, Maurizio Repetto, Elke Burul e Giacomo Segulia.