Al Teatro Stabile Sloveno di Trieste il 2024 inizierà nel segno di uno dei più classici miti della letteratura slovena. Dal 12 gennaio andrà in scena sul palcoscenico principale la coproduzione internazionale con il Teatro Capodistria La bella Vida, teatro musicale del regista e compositore macedone Marjan Nećak che in questo spettacolo mette in scena un testo che rappresenta il debutto teatrale della drammaturga Staša Prah. L’autrice ha già collaborato con il TSS a Trieste in diverse, rilevanti produzioni come Il cane, la notte e il coltello, Paurosa bellezza e Amleto; ritorna su questo palcoscenico con un testo che affonda le radici nel patrimonio popolare dell’area mediterranea, attinge alla mitologia slovena e offre spunti stimolanti anche in rapporto alla condizione umana del ventunesimo secolo.
Uno sguardo femminile riporta gli archetipi a una lettura più moderna dei motivi e delle conseguenze della fuga della bella Vida, che abbandona il »rifugio« del matrimonio e della famiglia per partire verso l’ignoto, imbarcandosi alla ricerca di una vita migliore, altrove. Il tema principale dello spettacolo è infatti il desiderio di libertà, amore e vita, che con l’avventura di Vida evidenzia la frequente mancanza di questa forza vitale nel mondo attuale. Il regista ha infatti scritto a proposito dell’allestimento e della vicenda trattata: »La bella Vida ci fa presente che abbiamo dimenticato cosa significhi desiderare le cose che amiamo.«
Anja Drnovšek interpreta il ruolo del titolo; suo »marito« nella storia è Danijel Malalan, il »figlio« è Rok Matek mentre »il fatale marinaio« che la porta con sé è Blaž Popovski. Tra questi tre personaggi maschili ruota la storia di Vida, tra dovere materno e obblighi coniugali fino al desiderio irrefrenabile di ridare senso alla propria vita. »Ognuno merita prima di tutto di appartenere a se stesso, poi di diventare per qualcuno genitore, figlio, amico. Le persone attorno a noi vanno e vengono, mentre il nostro io inseparabile rimane per sempre con noi.« – è l’opinione del regista a contatto con un mito che gli scrittori e i poeti sloveni ripropongono in versioni sempre diverse e aggiornate da due secoli.
La bella Vida parla alle donne di oggi, contro ogni stereotipo sociale, ma in questo dramma è soprattutto la storia della coscienza risvegliata di ogni persona che abbia il coraggio di cercare la propria felicità. Questo tema ricorre in tutte le opere letterarie e teatrali che Staša Prah utilizza e mette in connessione in questo testo, creando associazioni con passi di opere di Ivan Cankar, Andrej Rozman Roza, William Shakespeare, Molière, Edmond Rostand, ma anche con frammenti di canzoni pop.
La musica è un elemento fondamentale della coproduzione ed è al tempo stesso il linguaggio prediletto dal regista, che nella propria carriera ha scritto molta musica per il teatro, l’opera, il balletto, i musical, film, televisione, esposizioni virtuali e museali. In questo spettacolo Marjan Nećak ha musicato i dialoghi e trasformato la poesia in recitativo. Sul proprio concetto di allestimento ha dichiarato che nella musica è già scritta la regia, perchè musica e drammaturgia sono inscindibili ed equivalenti nella sua poetica teatrale.
La musica ha imposto anche movimenti scenici realizzati da Klemen Janežič, mentre i costumi sono di Jelena Proković, i video di Marin Lukanović, le luci un lavoro a sei mani di Marjan Nećak, Vid Prinčič, Amar Ferizović. Il regista è anche autore della scenografia, caratterizzata da un simbolico veliero che porta via e riporta a casa Vida attraverso il vasto mare dei suoi desideri.
Lo spettacolo andrà in scena nella Sala principale del TSS fino al 21 gennaio. La replica per Gorizia andrà in scena il 22 gennaio al Kulturni center Lojze Bratuž. Tutti gli spettacoli saranno sovratitolati in italiano. Domenica verrà attivato come di consueto il servizio gratuito di navetta bus dalla periferia (orari e fermate sono pubblicati su www.teaterssg.com). La biglietteria del teatro aprirà un’ora prima dell’inizio di ogni spettacolo.
SUL MITO DELLA BELLA VIDA
La ballata della Bella Vida è apparsa per la prima volta nella letteratura slovena nel 1832, quando l’almanacco »Kranjska čbelica« ha pubblicato il poema di France Prešeren. In seguito sono apparse almeno settanta ulteriori interpretazioni letterarie di questo motivo. Lo studioso Miha Trefalt ha scritto sulla genesi del mito: »L’origine di tutte le opere è la ballata popolare, presente in molte diverse varianti, che reinterpreta motivi dalla tradizione albanese, calabrese e siciliana sulla storia della donna-madre rapita, con finale tragico. In queste fonti mediterranee, la donna appartiene all’aristocrazia ed è una cristiana che, piuttosto che cedere alla violenza o abbandonare la casa e i figli, sceglie la morte. Il rapitore, che la attira con l’inganno sul suo veliero, è nella tradizione un pagano, un miscredente, spesso un turco o un marinaio tunisino, ovvero proveniente dal luogo che nel medioevo era noto come il principale centro nella tratta degli schiavi.« Nella letteratura slovena Vida lascia la famiglia per cercare una vita diversa, fatta di piaceri e amore, ma alla fine ritorna a casa, dove ovviamente viene punita con il rimorso per le tragiche conseguenze della sua scelta sconsiderata.