Fino al 16 aprile è in scena al teatro Rossetti di Trieste il brillante dramma pirandelliano “Come tu mi vuoi”

Quante identità riesce a vestire una persona nel corso della sua vita? Quante persone dobbiamo essere anche solo nello spazio di una giornata? Al lavoro, in famiglia, nel nostro privato…

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Se c’è qualcuno che può farci dubitare delle nostre certezze, del concetto d’identità stesso, quello è proprio Pirandello. Premio Nobel per la letteratura, scrittore, poeta e drammaturgo italiano, Pirandello è una delle colonne portanti della letteratura e del teatro italiano e internazionale. “Come tu mi vuoi” è uno degli ultimi drammi della terza fase della sua produzione drammaturgica: “Il teatro nel teatro”. Finita di scrivere nel 1929, quest’opera è una delle meno rappresentate dell’autore, ma racchiude alcune delle tematiche cardine della filosofia pirandelliana.

Trama

Anni Venti, Berlino. Incontriamo l‘Ignota, una donna che conduce una vita disordinata, fa la ballerina ed è l’amante di uno scrittore fallito. Ogni notte torna a casa ubriaca, forse per sopportare l’amante bisognoso e insicuro e sua figlia, una giovane con una strana ossessione per lei, o forse per annegare demoni peggiori. Tutto cambia quando in città arriva un uomo, Boffi, il quale le annuncia che suo marito è venuto a prenderla. Sembra infatti che l’ignota assomigli ad una donna veneta, violentata dai soldati nemici durante la guerra e poi mai più tornata a casa. L’Ignota non conferma tutto ciò, ma neppure lo nega. Infine decide di seguire i due uomini in Italia, dove la storia prende pieghe inaspettate e misteriose.

Regia e cast

Alla regia troviamo Luca De Fusco, regista teatrale e direttore del Teatro Stabile di Catania dal 2022. De Fusco ha una grande esperienza nel lavorare con opere pirandelliane, uno dei suoi ultimi allestimenti è stato proprio “Enrico IV”, andato in scena al Rossetti un anno fa. Ciò gli permette di trattare la struttura intricata di questo dramma e i temi notoriamente complessi dell’autore con incredibile dimestichezza. Gli attori si muovono sicuri e precisi come ingranaggi di un orologio, il ritmo è incalzante e i monologhi, che potrebbero ingarbugliare il pubblico, lo travolgono invece con coinvolgente energia.

Per questo sono da lodare anche gli interpreti. Lucia Lavia veste i panni dell’Ignota. Fine interprete, approccia l’arte teatrale fin da piccola grazie ai genitori attori. Nel corso della sua lunga carriera affronta grandi ruoli, da Giulietta a Ifigenia, e sperimenta con fluidità interpretando figure come Dioniso nelle “Baccanti” di Euripide. Un gusto per la sperimentazione che si nota anche nella sua esibizione. Vorace, feroce, accattivante, la sua fisicità incisiva riflette l’animo tormentato e dalle mille sfaccettature dell’Ignota. Ci traghetta da un monologo all’altro con una passione che infiamma ogni atto, senza mai perdere un colpo.

Francesco Biscione interpreta Salter, l’amante dell’Ignota, con risolutezza e allo stesso tempo riproducendo in maniera intelligente e sottile la debolezza del personaggio. Accanto a lui c’è Alessandra Pacifico, nei panni della figlia, ambigua e accattivante.

Troviamo Pierluigi Corallo come Bruno, il presunto marito dell’Ignota, che porta una gradevole freschezza al torbido intreccio grazie anche ad una lieve vena d’ironia, e Paride Cicirello, che veste con carisma i panni di Boffi.

Da lodare sono anche le interpretazioni di Alessandra Costanzo, Zia Lena“, Bruno Torrisi,“Zio Salesio”, e Isabella Giacobbe, la presunta sorella dell’Ignota, toccanti nel portare sul palcoscenico il conflitto di una famiglia lacerata.

Scenografia

Viene presentata una scenografia intelligente, spettacolare e creativa, che porta a un ventaglio di possibili diverse interpretazioni. Sullo sfondo, lunghi specchi riflettono l’immagine degli attori e si alternano a spazi vuoti. Ciò forse a indicare la complessità e la frammentazione dell’identità umana. Gli specchi vengono poi coperti a piacere grazie a pareti mobili, producendo effetti scenici spettacolari. Infine, un telo trasparente si frappone fra gli attori e il pubblico, quasi come un velo di Maya che dovremmo sollevare per scorgere la realtà che nasconde. Su di esso vengono proiettate immagini dell’Ignota che balla e degli attori che interagiscono fra loro, in un magnetico vorticare di effetti ottici, forse metafora dell’identità mutevole della nostra protagonista.

Temi

La trama del dramma fu ispirata da un caso reale di cronaca: “Lo smemorato di Collegno”, una tendenza comune nel lavoro di Pirandello, grande osservatore dell’animo umano e capace di trovare la meraviglia nella vita quotidiana. In “Come tu mi vuoi” troviamo una profonda riflessione sul tema dell‘identità e sui modi che abbiamo per camuffarla, come in altre opere pirandelliane quali “Così è se vi pare” o “Il fu Mattia Pascal”. Il dubbio si insinua nello spettatore e nei personaggi stessi, veniamo portati a chiederci quanto la realtà sia oggettiva e quanto siamo noi a costruircela. Indimenticabile è poi l’analisi dell’Ignota, una donna lacerata che conserva una forza viscerale, ma che al contempo è profondamente fragile.

“Come tu mi vuoi” è quindi una perla di drammaturgia che si alterna fra emozioni e filosofia, lasciandoci con un dubbio lacerante in testa. Un dubbio che più cerchiamo di risolvere e più vi rimaniamo invischiati.

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