Il Civico Museo Sartorio ospita una mostra dedicata al pittore triestino Piero Marussig.

Provate ad immaginare una situazione in cui tutti ci siamo trovati almeno una volta: un gruppo di amici che, in una serata di mezza estate, è seduto al tavolo di un giardino con vista sulla città, mentre parlano del più del meno. Una coppia, appartata, si gode il panorama delle luci di Trieste. Pietro Marussig, nella sua opera “Serata a Trieste” (1912—14, collezione privata) riesce a immortalare perfettamente questo quieto momento, nel quale chiunque può immedesimarsi.

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Serata a Trieste
1912-14
olio su tela
collezione privata

Si tratta di uno dei quadri esposti alla mostra “Camera con vista su Trieste” presso il Civico Museo Sartorio, che vuole rendere omaggio al pittore triestino che nella sua città natale ritorna dopo aver studiato all’Accademia delle Belle arti di Monaco e soggiornato a Roma, Vienna e Parigi dove, forse, ha avuto modo di vedere i Fauves e lavori di Cezanne.

Sono tornato a Trieste nella mia casa di campagna.E lì ho cominciato a riflettere e controllarmi sulla natura.A Parigi dipingevo una sorta di post-impressionismo a modo mio; a Trieste facevo dei paesaggi nei quali mi importava di rendere soprattutto le unità di colore.
Non andavo cercando il colore degli oggetti: la realtà mi appariva dominata da un’irradiazione luminosa, della quale mi studiavo di cogliere il senso tonale. 

In mostra vengono esposte diverse vedute ritratte dalla sua villa sul colle di Chiadino, diventata il suo buen ritiro durante gli anni della guerra: quadri come “Siesta” (1912, collezione privata) riflettono la sua percezione di un “macrocosmo racchiuso nel microcosmo della sua casa, dove interno ed esterno, natura e città, vita privata e vita sociale coincidevano. Chiadino era la sua Tahiti“, scrive la critica d’arte Elena Pontiggia che definisce Trieste una sorta di “Polinesia mitteleuropea” per evocare un senso di naturale isolamento inserito in una tradizione culturale, quella mitteleuropea, profondamente radicata.

La moglie e modella.

Ritratto della moglie
1915
olio su tela
collezione privata

Nel 1903, Piero Marussig sposa Katarina (per tutti Rina) Drenik, anche lei triestina di nascita. Una sala della mostra è dedicata alle opere nelle quali il marito la ritrasse. Una figura che meriterebbe essere maggiormente indagata: anche lei artista, aveva studiato scultura, forse con Ruggero Rovan, e una sua opera in bronzo – “Busto del duca d’Aosta” – è custodita al sacrario di Redipuglia.

Gli anni a Milano.

Alla fine della guerra però, Trieste cambia volto. Non riconoscendo più la sua città, Marussig si trasferisce a Milano dove entra in contatto con Margherita Sarfatti e diventa uno dei fondatori di “Novecento Italiano”. A questo periodo è dedicata la terza sala della mostra dove si può notare come le figure nelle sue opere raggiungono una maggior solidità, compattezza e compostezza, i colori si fanno moderati e abbandona le figure “intime” triestine. “Ritratto di fanciulla” (1932, Civico Museo Revoltella, Trieste) è una delle opere dove questo cambiamento si nota maggiormente.

La mostra, al secondo piano della silenziosa e intima casa-museo dei Sartorio – sul colle di San Vito che richiama la villa di Marussig posta su quello di Chiadino – si presta in modo perfetto ad ospitare i quadri di questa esposizione che normalmente, per la maggior parte, sono gelosamente custoditi in abitazioni provenendo da diverse collezioni private.


Piero Marussig. Camera con vista su Trieste.
presso il Civico Museo Sartorio di Trieste
fino al 9 ottobre 2022
entrata libera

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