Anche se Ennio Flaiano si definì negli anni come lo scrittore satirico minore dell’Italia del benessere, l’importanza dei suoi testi lungimiranti lo rendono ancora molto attuale, anche a quasi cinquant’anni dalla morte.
E proprio i testi di Flaiano sono stati i protagonisti dell’omaggio portato in scena il 10 dicembre a La Contrada di Trieste, dall’attore Lino Guanciale e diretto da Davide Cavuti.
Omaggio dedicato alla vita e alle opere dello scrittore, vincitore del “Premio Strega” nel 1947 con “Tempo di Uccidere” e sceneggiatore per Fellini e Monicelli (per citarne due) di numerosi capolavori della cinematografia italiana.
Flaiano, Ennio. – Scrittore e giornalista italiano (Pescara 1910 – Roma 1972). È stato critico cinematografico di vari periodici e, dal 1949 al 1953, redattore capo del settimanale Il Mondo; critico teatrale de L’Europeo e collaboratore del Corriere della Sera.
La definizione che l’enciclopedia Treccani fornisce di Ennio Flaiano ben restituisce l’importanza culturale che ha rivestito negli anni in cui è vissuto.
Per Guanciale Flaiano significa una passione nata fin da giovane e che si è rivelata guida negli anni dell’Accademia Nazionale di Arte Drammatica a Roma, anni durante i quali portava proprio sotto braccio “ Lo spettatore addormentato”.
Flaiano infatti definisce come lo spettatore ideale proprio lo spettatore addormentato capace di cogliere i minimi dettagli di ciò che avviene sul palco.
Il pubblico di Trieste come ha accolto Flaiano, Guanciale e Cavuti, che ha oltre ad occuparsi del testo e delle ricerche, ha accompagnato Guanciale con la sua fisarmonica?
Con un atteggiamento tutt’altro che addormentato, anzi. Partecipe, entusiasta ed attento ha seguito il percorso tracciato tra gli aforismi famosissimi (anche chiamati elzeviri), recensioni teatrali o testi come l’apologia dell’automobilista, l’epistolario Flaianeo con Fellini e Gassman, a cui fu legato dall’esperienza di “Un marziano a Roma”, il rischio che i grandi attori anche detti “mascheroni” finiscano consumati dal successo o al contrario l’insuccesso che da alla testa.
Molti sono gli spunti e le associazioni di idee con la contemporaneità e con la riflessione su quanti aspetti della vita, anche cittadina, sia siano evoluti e modificati poco nel corso degli ultimi sessant’anni.
Non poteva esserci conclusione di permanenza per Guanciale che, dismessi da qualche giorno i panni di Leonardo Cagliostro, saluta Trieste con reciproca gratitudine, un lungo applauso…e qualche rosa.