Ha debuttato lo scorso 12 novembre in prima assoluta al Teatro Garbatella di Roma, “Maria Antonietta – L’ultima regina di Francia”, spettacolo scritto e diretto da Francesca Bruni e prodotto da Pont d’Art Italia, incentrato su una delle donne più affascinanti della Storia.
Dal suo arrivo a Versailles fino al suo incontro con Fersen, dallo scoppio della Rivoluzione fino alla condanna a morte, viene ripercorsa la vita di Maria Antonietta, svelando la sua interiorità e ciò che si nasconde dietro i falsi miti e le voci del passato, delineando l’immagine di una donna decisamente moderna rispetto ai canoni dell’epoca a cui apparteneva, avversa ad ogni retorica di corte.
Abbiamo intervistato Francesca Bruni, nel ruolo di Maria Antonietta, nonché regista e autrice i questo lavoro in scena fino al 28 novembre.
Perchè ha deciso di raccontare questa storia?
Perché quando sono stata a Versailles la prima volta sono rimasta folgorata dalla bellezza dei dettagli e dalla cura dei particolari e sono riuscita a percepire in ogni singolo angolo della reggia la vera anima di Maria Antonietta. Avendo la stessa età della regina al momento della visita mi sono incuriosita ed ho cominciato ad approfondire la sua storia e mi sono resa conto che c’erano tante cose che non erano mai arrivate al pubblico di tutti i giorni. C’era tanto di non detto su questa sfortunata regina ed ho deciso di scrivere questo spettacolo per mostrare a tutti la storia completa sperando di rendere giustizia a questa donna così forte e fragile allo stesso tempo.
Uno spettacolo autoprodotto, in costume, con abiti realizzati a mano, con scenografie impegnative. Quanto coraggio serve in un periodo come questo per affrontare un’avventura così impegnativa?
Un coraggio immenso. Soprattutto in un periodo come questo. È un progetto che curo da 20 anni e avendolo terminato durante la pandemia questo mi ha dato la spinta a realizzarlo subito. Dopo essere stati fermi per tanto tempo in quello che è stato forse il periodo più assurdo della nostra vita, sentivo che c’era il bisogno portare in scena qualcosa di bello e profondo che riempisse l’anima e scaldasse il cuore di tutti.
Ci sono degli elementi che la accomunano con il temperamento del personaggio che interpreta?
Innumerevoli. Man mano che approfondivo le mie ricerche mi sono resa conto di quante cose mi accomunassero a lei, non solo caratterialmente, ma anche in un certo senso in quella che è stata la sua esperienza di vita e il suo rapporto con le persone che la circondavano.
Ha scritto, diretto e interpreterà la protagonista. Quanto è complesso ricoprire tre ruoli così importanti
È un lavoro immenso perché da una parte ci sei dentro con tutta l’anima dall’inizio alla fine e questo ti permette di entrare ancora di più in contatto con il tuo personaggio, però al tempo stesso richiede maggiore responsabilità perché le cose a cui pensare sono davvero tante.
Cosa deve aspettarsi il pubblico?
Uno spettacolo storico in cui si ride, ci si emoziona e si ha anche modo di imparare qualcosa in più su questo periodo storico che ha avuto impatti sulla politica, la cultura e il mondo civile e sociale non solo europeo, ma anche nel contesto internazionale di cui l’eco è avvertito ancora oggi.
Che messaggio vuole lasciare al pubblico?
Vorrei che il pubblico portasse con sé quell’emozione che spero di suscitare e ritrovasse in questa storia una parte intima di sé da custodire e conservare, per sempre.
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