Al settimo romanzo al suo attivo Daria Bignardi stupisce sempre. Come in Oggi faccio azzurro, uscito a Novembre 2020 ed edito da Mondadori.
A raccontarlo è stata la stessa Bignardi intervistata da Valentina Gasparet nel corso di Pordenonelegge- Festa del Libro con gli Autori.
Così introduce il dialogo la Gasparet
Il settimo romanzo significa una cosa: che Daria Bignardi mantiene una promessa, quella di saper scrivere delle storie e metterle in condivisione. Storie forti e credibili, storie che ci ritrovano e in cui ci ritroviamo.
Storia di una copertina
Condivisione che inizia già dal primo impatto con la copertina, la quale racconta già una storia.
Copertina in cui è rappresentato il quadro “La signora in poltrona”.
Una volta iniziato a scrivere la storia di Galla, protagonista del romanzo, c’erano solo tre elementi: Galla, il coro del carcere in cui lei fa volontariato e la sua psicanalista.
Galla viene scoperta dal lettore in mezzo ad un trauma, l’abbandono da parte del marito, a causa del quale riesce a fare solo due cose: andare da Anna Del Fante (la psicanalista) e in carcere a fare volontariato.
Qui la storia prende un’altra direzione. Grazie alla presentazione a Monaco di Baviera della produzione tedesca de L’amore che ti meriti, la Bignardi si trova a una mostra in una grossa galleria d’arte tedesca. La mostra è quella di Gabriele Münter, la quale aveva fatto parte del gruppo del Cavaliere Azzurro guidato, tra gli altri, da Kandinskij.
Tra i quadri in esposizione, dai colori accesi ma senza gioia, quello che troviamo in copertina.
Oggi faccio azzurro è un modo di dire tedesco che vuol dire “Oggi non vado a lavorare”, è arrivato a libro finito ma aveva in sé sia il colore, importante a vari livelli nella storia, sia il fatto che ognuno dei personaggi si trovi in un momento particolare della propria vita.
Storia di un abbandono
Una storia, quella di Gabriele, che moltissimo ha in comune con quella di Galla che la Bignardi stava per raccontare.
All’origine del trauma di Galla abbiamo visto come ci sia la separazione col marito Doug, fotografo americano, con cui ha passato vent’anni e con cui ha lavorato.
Un rapporto quasi simbiotico, di vita e professionale, in cui Galla aveva investito.
Un po’ come Gabriele Münter, orfana ma con una buona eredità, trova il suo modo di guardare la realtà che la circonda, attraverso una macchina fotografica regalatele dallo zio, durante un viaggio tra Arkansas, e molti altri stati, agli inizi del 1900.
Tornata in Germania con la volontà di diventare un artista e quindi di studiare arte, non potendo accedere alle scuole d’arte si avvicina alla piccola scuola artigianale in cui operava Kandinskij, non ancora l’artista famoso che si conosce.
In breve tempo si passa all’innamoramento (nonostante lui fosse sposato), viaggiano molto.
Nonostante sia lei a mantenerlo per un periodo, con lo scoppio della guerra lui, russo, scappa e scompare. Tempo tre mesi dal ritorno in Russia lui sarà già sposato con un’altra e Gabriele lo scoprirà dopo un anno.
Con questi vissuti alle spalle, la voce di Gabriele non può non irrompere nel percorso di Galla.
L’abbandono che condividono le aiuterà a reagire. Come gli altri personaggi, sospesi in attesa che qualcosa cambi, che rendono Oggi faccio azzurro un vero romanzo corale.