Dopo mesi di assenza forzata dai palchi, il Muro del Canto torna finalmente a Roma per una data speciale alla Cavea dell’Auditorium della Musica, durante la quale la band anticiperà alcuni brani del prossimo disco come il primo singolo Controvento, un inno alla resistenza sociale e culturale in un periodo di grosse difficoltà condivise. Per l’occasione abbiamo intervistato Alessandro Marinelli, membro fondatore del gruppo e maestro di fisarmonica.

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Iniziamo dal principio per chi ci legge. Come si forma il Muro del Canto e quale è stato il suo ruolo nella formazione del gruppo?

Abbiamo fondato il Muro del Canto nell’ormai lontano 2010. Un giorno Daniele (ndr Coccia Paifelman, la voce), al tempo già mio amico da vent’anni, mi chiese di inserire la fisarmonica all’interno di un pezzo che aveva scritto. Da lì iniziarono i vari incontri a casa sua che portarono sia alla creazione di quello che divenne il nostro primo brano, ovvero Luce mia, che alla creazione del Muro del Canto.

La fisarmonica non è uno strumento che si vede spesso sul palcoscenico al fianco dei colleghi musicali più “moderni”. Come nasce il suo amore per questo strumento in particolare?

Ammetto che per me non è stato amore a prima vista con la fisarmonica dato che inizialmente è stata la tradizione di famiglia a mettermi su questo percorso musicale. Sebbene non fossi molto entusiasta quando iniziai a prendere lezioni di fisarmonica alla tenera età di 6 anni, più mi esercitavo e più sentivo crescere ogni giorno di più la mia passione per lo strumento.

Ricordo ancora che il mio fascino per la fisarmonica fu dovuto soprattutto al tentativo di comprenderne i meccanismi che gli permettono di coprire il suo sorprendente spettro musicale. Un fascino che tutt’ora mi porto dietro.

Il suo talento con la fisarmonica è tale da averla fatta arrivare anche davanti alle telecamere della RAI per un documentario dedicato interamente a questo strumento musicale. Quali sono le sfide che un artista come lei si trova ad affrontare per portare 2 secoli di tradizione sul palco?

Non nascondo che è abbastanza impegnativo ma ricevere occasioni come quella offertami dalla RAI ripaga sempre gli sforzi e la fatica. Sono stato particolarmente felice per questo documentario perché la storia della fisarmonica e di come sia comparsa dal mondo è incredibilmente stracolma di miti e leggende.

La vera sfida di oggi è che questa storia ricca di passione non vada persa nel dimenticatoio, motivo per cui continuo a spingere per sperimentare suoni ed equilibri musicali al passo con i tempi. I gusti cambiano con gli anni e se non vogliamo lasciare indietro ciò che ha fatto la storia della musica, dobbiamo cercare un punto di equilibrio tra tradizione e contemporaneità così da portare sul palcoscenico un prodotto in grado di piacere e di far brillare non solo gli strumenti più moderni ma anche quelli più tradizionali.

Il 26 agosto vi aspetta una data importante a Roma sul palco dell’Auditorium. Come ci si prepara per un concerto di questo tipo e come affrontate come gruppo le preoccupazioni che possono sorgere?

Sarò sincero, per noi ogni concerto è un concerto a sé. Questo per dire che ci portiamo sempre dietro quel mix di ansia e adrenalina che ti spinge a controllare freneticamente che tutto sia perfetto. C’è anche da aggiungere che per noi tornare a Roma è sempre un evento particolare a cui teniamo veramente troppo per non pretendere la perfezione da noi stessi al momento dell’esibizione. Stiamo cercando di creare uno spettacolo che sia veramente unico e particolare.

Per concludere, quali sono i tuoi progetti futuri e per il Muro del Canto?

Il Muro del Canto durerà fintanto che avremo la voglia e il piacere di essere una famiglia. E credo che i presupposti ci siano tutti perché, a prescindere dal gruppo musicale, il legame e i sentimenti che ci uniscono vanno oltre le esibizioni e qualunque strumento.

Per quanto riguarda i miei progetti personali, il 31 agosto suonerò la colonna sonora per uno spettacolo teatrale al Teatro Sette. Questa occasione è stata un fulmine a ciel sereno perché è esattamente in linea con un mio sogno nel cassetto, ovvero arrivare a scrivere e suonare colonne sonore per spettacoli e prodotti di intrattenimento.

Infatti, ora che ci penso bene, credo di essere più agitato per questa data che per il 26 agosto!

Fotografie di Georgiana Acostandei, materiale fornito e autorizzato dall’ufficio stampa competente

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