Secondo importante momento del “ciclo dei vinti” dopo “I Malavoglia”, il “Mastro Don Gesualdo” diventa uno spettacolo teatrale grazie alla rielaborazione drammaturgica di Michela Miano e alla regia sensibile di Guglielmo Ferro che – attraverso la tecnica del flashback – conducono il pubblico nel complesso affresco sociale tratteggiato da Verga.
L’allestimento, che vede nel ruolo del titolo un attore versatile e sensibile come Enrico Guarneri, arriva a Trieste – alla Sala Assicurazioni – dal 2 al 6 giugno, ospite della stagione Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
Pubblicato nel 1889 il romanzo è popolato da un mondo di nobili decaduti, personaggi laici e secolari, borghesi rampanti e figure di ceto umile, tutti ritratti nel contesto della Sicilia ottocentesca, dove era in atto una faticosa e contrastata evoluzione di valori e convenzioni sociali.
Sbalza potentemente su questo sfondo il profilo di Mastro Don Gesualdo, una sorta di self-made man ante litteram, che incarna i lati luminosi e oscuri di questa evoluzione: una materia molto adatta a una lettura teatrale.
La pervicacia, la fatica, i sacrifici con cui Mastro Don Gesualdo affronta il suo lavoro – quelli che gli garantiscono una scalata sociale e un matrimonio importanti – non gli valgono la felicità, né il calore degli affetti. Questo paradosso è dichiarato immediatamente, fin dai due titoli che connotano il personaggio.
Egli parte come manovale, “mastro”, ma la sua intelligenza negli affari gli fa guadagnare presto il riconoscimento di quel “don” che gli schiuderà la strada verso il matrimonio con la nobile (anche se un po’ chiacchierata) Bianca Trao, e verso ambienti che altrimenti non avrebbe mai potuto frequentare.
Ma questa doppiezza – “mastro” e “don” – anziché essere un merito, lo condanna alla “non appartenenza”: non è adatto ad alcuna classe sociale, in ogni ambito è invidiato o deriso, trattato con distacco e una freddezza che contamina anche i suoi legami più intimi e veri, con la moglie e la figlia “dal cuore di vetro”. Un cuore che forse solo alla fine imparerà a sciogliersi in un abbraccio. Un paradossale suggello ad una vita che si è spesa in un doloroso equivoco, nell’equilibrio impossibile fra aspirazioni e realtà.
Trascolorando fra registro drammatico e grottesco, modulando fra vis comica e toni di grande delicatezza e fragilità, il catanese Enrico Guarneri offre nel ruolo del titolo una prova di notevole spessore. La incisiva regia di Guglielmo Ferro dal gusto minimalista e moderno, mira, nel rispetto assoluto del valore storico-letterario del testo verghiano, ad una trasposizione più attuale del capolavoro, capace di metterne in luce i valori, le denunce che nel tema della “roba”, della speculazione senza posa, fanno risuonare gli echi del materialismo del nostro tempo.
Un tempo in cui – come accadeva nella Sicilia di Mastro Don Gesualdo – i sentimenti sono posti in secondo piano rispetto agli interessi. Ma se i personaggi verghiani sembrano condannati ad andare incontro al proprio destino nel vicolo cieco dell’esistenza, se per loro l’autore non prevede alcuna possibilità di mutamento, l’uomo di oggi può ancora scegliere.
“Mastro Don Gesualdo” va in scena dal 2 giugno alle ore 20.30 alla Sala Assicurazioni Generali. Le repliche si susseguono fino al 6 giugno. L’unica recita pomeridiana è quella di domenica alle ore 17.
In accordo alle raccomandazioni per il contenimento dell’epidemia, si chiede di ricorrere in via preferenziale alla prenotazione e all’acquisto dal sito www.ilrossetti.it .
La biglietteria del Politeama Rossetti è aperta regolarmente. Da un’ora prima dell’inizio degli spettacoli, la biglietteria lavora esclusivamente per le operazioni legate agli spettacoli in partenza.
Ricordiamo che la capienza delle sale è ridotta per il contingentamento: per informazioni sulla disponibilità di posti e altre eventuali esigenze, invitiamo a contattare la biglietteria telefonicamente, al tel. 040.3593511.
“MASTRO DON GESUALDO”
di Giovanni Verga
con Enrico Guarneri
e con Francesca Ferro, Rosario Minardi,Nadia De Luca, Rosario Marco Amato, Pietro Barbaro, Giovanni Fontanarosa, Turi Giordano, Elisa Franco, Alessandra Falci, Federica Breci
rielaborazione drammaturgica di Micaela Miano
regia di Guglielmo Ferro
scene di Salvo Manciagli
costumi di Carmen Ragonese
musiche e video proiezioni di Massimiliano Pace