“Davide o Salomè?” Il dibattito europeo sulla danza nella prima età moderna di Alessandro Arcangeli

È lecito per il fedele danzare? È il tema di una riflessione morale che, misurandosi pratiche sociali del ballo via via diverse, ha accompagnato la storia delle chiese cristiane dalle origini fino ai giorni nostri.

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A partire dalla teologia e dalla predicazione medievali, una tappa fondamentale di quella riflessione si sviluppa fra e nelle diverse confessioni e varietà nazionali del cristianesimo postriformato. Il confronto fra pubblici accusatori e avvocati difensori della danza è serrato: si combatte una battaglia di citazioni e argomentazioni che tendono a elidersi le une con le altre. A che cosa assomigliavano le danze di allora: a quella pia improvvisata da Davide davanti all’arca, oppure a quella seducente e sciagurata di Salomè al banchetto di Erode?

Il conteso in cui si svolgevano queste dispute è quella stessa civiltà del Rinascimento in cui il ballo aveva raggiunto piena maturità estetica e le danze di società erano diventate scuola quotidiana dove si apprendevano le buone maniere, i medici ne apprezzavano il valore come esercizio fisico, mentre viaggiatori incuriositi ne scoprivano la frequenza tra i selvaggi.

Nel presente autorevole saggio (Editore Viella, per le Edizioni Fondazione Benetton Studi Ricerche, 392 pagine, collana “Ludica” di storia del gioco diretta da Gherardo Ortalli e Gaetano Cozzi) si toccano varie argomentazioni dopo l’attenta prefazione, passando da La danza e il processo di civilizzazione alla La piazza, la sala e la scena; L’idea di danza; Storia e geografia del dibattito: predicatori, teologi e confessori; Fra Umanesimo e Controriforma; L’etica riformata; L’eccezione luterana; L’immagine della danza nello specchio della morale; Lo sguardo medico; L’osservazione etnografica per giungere alle Conclusioni e all’apparato che include Bibliografia, Indice dei passi biblici, Indice dei nomi e delle cose notevoli e all’elenco delle illustrazioni.

Un volume in cui ogni singola pagina ci racconta, con grande proprietà intellettiva, il pensiero condotto secondo precise norme storico-critiche, per un’attenta e per lo più efficace cultura dell’arte tersicorea nella società e nel costume, nell’atto di convergere verso una panoramica comune intrisa di valori rafforzativi. Un corrispondere e coincidere all’interno della storia così da culminare nella dottrina e nella spiritualità “umana”. Un programma di sorprendenti linguaggi etici, atti al rispetto delle regole, dettati da una esemplificativa esperienza nell’indicare le nozioni dello studioso qualificato e perciò abilitato ed appropriato ad una morale della danza e del balletto corretta e coerente con i valori della pratica. La lettura si espande in quell’unico significato che non può essere altro che “conoscenza” mediante il linguaggio del corpo che si trasforma in intelletto. Il pensiero dell’autore è un excursus in cui la cattedratica che si occupa della danza, dal punto di vista morale, è intesa ad analizzare in generale le apparizioni e manifestazioni all’interno dell’esistenza umana nel corso del tempo sul processo di auto-valutazione. Tale analisi letteraria assume un significato riconducibile ad un atteggiamento capace nel superamento dei limiti naturali per giungere all’assoluto, quel sapere che è oggi imprescindibile per approfondire le pratiche sociali del ballo.

L’autore

L’autore, Alessandro Arcangeli, oltre ad insegnare Storia moderna presso l’Università di Verona, è uno storico culturale attivo nel networking della ricerca (Chair of the International Society for Cultural History, 2013-2017) e nella riflessione metodologica e storiografica sul campo (si veda ad esempio la sua Storia culturale, una breve introduzione, Londra 2012). I suoi principali interessi di ricerca includono la storia culturale della danza, del tempo libero, dei sogni e della vita affettiva nel Rinascimento europeo. Il suo libro più recente è “L’altro che danza. Il villano, il selvaggio, la strega nell’immaginario della prima età moderna” (2018).

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