In occasione del centenario dalla nascita di José Limón, avvenuta nel 2008, è stato dato alle stampe nazionali la presente autobiografia (Wesleyan University Press, Daniele Cipriani Entertainment, 225 pagine con illustrazioni, traduzione in italiano di Rossella Battisti, a cura di Lynn Garafola, introduzione di Deborah Jowitt, prefazione di Carla Maxwell, postfazione di Norton Owen).
È il primo testo in italiano dedicato all’immenso coreografo di origini messicane, uno dei padri fondatori della modern dance americana, il quale ha profondamente rivoluzionato la danza e le tecniche sul movimento corporeo.
La pubblicazione (uscita in originale nel 1999 con il titolo “An Unfinished Memoir) è stata realizzata con la collaborazione della “José Limòn Dance Foundation”, con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il patrocinio di Ambasciata Americana e Ambasciata Messicana. Il progetto è nato e si è concretizzato sotto la direzione artistica di Daniele Cipriani e Sandra Fuciarelli.
Il più anziano di dodici figli, José Arcadio Limón (questo il nome completo) emigrò da bambino dal Messico verso gli Stati Uniti con la famiglia, poté studiare presso la “Lincoln High School” e proseguire la formazione universitaria presso la “University of California Los Angeles” per poi trasferirsi a New York nel 1928, città in cui avvenne l’abbagliante incontro con la danza. Dopo aver assistito per la prima volta ad uno spettacolo tersicoreo José decide di iniziare a studiare quest’arte presso la scuola di Doris Humphrey e Charles Weidman. Nella compagnia Humphrey-Weidman eccelle come interprete: il suo straordinario vigore espressivo rivela una personalità creativa non comune, ed è la stessa Doris Humphrey ad incoraggiarlo verso la coreografia. Nel 1946 fonda la “José Limòn Dance Company”, con Doris Humphrey nel ruolo di direttore artistico. La sua coreografia più celebre è “La pavana del Moro” (in originale “The Moor’s Pavane”) creata nel 1949 ed ispirata all’Otello di William Shakespeare (dal 1969 nel repertorio dell’American Ballet Theatre).
La traduttrice della bellissima ed interessante edizione italiana, Rossella Battisti, ha annotato all’epoca della presentazione ufficiale: “Ha usato la danza come ‘esperanto’ per far comunicare popoli e gettare le basi per un mondo senza confini. In questo senso, Limón rappresenta il volto migliore dell’America libera, creativa e multiculturale. Siamo in un’epoca che si sforza di convivere con altre modalità culturali senza perdere di vista le proprie: in questo delicato processo di integrazione, la lezione di Limón è più che mai preziosa”.
La presente autobiografia gode di un ampio apparato d’appendice la quale forma una sezione utile di riferimento a carattere informativo e documentario su tutte le coreografie – ben dettagliate – create da José Limón (a cura di Lynn Garafola) e un’ampia bibliografia (a cura di Melinda Copel) suddivisa in “collezioni speciali e materiale non pubblicato”, “tesi e dissertazioni non pubblicate”, “fotografie”, “film e registrazioni video”, “audioregistrazioni”,
Foto di copertina: José Limón, Foto di Gerda Pererich
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