Di cosa parlavamo prima?

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Due di noi

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Regia di Leo Muscato, con Emilio Solfrizzi e Lunetta Savino , traduzione Filippo Ottoni, produzione Roberto Toni per ErreTiTeatro 30

Lo spettacolo Due di Noi, per la regia di Leo Muscato, è andato in scena al Teatro Manzoni di Milano dal 10 al 29 gennaio, al Teatro Donizetti di Bergamo dal 29 gennaio al 2 febbraio, ed è attualmente in tournée in altri teatri italiani.

Emilio Solfrizzi e Lunetta Savino, due attori baresi noti in particolare per ruoli televisivi e cinematografici di grande successo (“Caro Maestro” 2000, “Tutti pazzi per amore”2008-2011, “Maschi contro femmine” 2010  e “Un medico in famiglia”1998-2009, “Mine vaganti” 2010), stupiscono in azione sul palco, dal vivo.

Ricordiamo che Solfrizzi è apparso per la prima volta al cinema nel 1990 nel film “La stazione” diretto da Sergio Rubini, per approdare dieci anni più tardi nelle serie televisive di Canale 5. Savino inzia a lavorare in teatro in alcuni Shakespeare già nel 1981, acquista visibilità e notorietà grazie al ruolo della domestica Concetta nella serie televisiva “Un medico in famiglia”.

La commedia che stanno portando in tournée dal 2012 è Due di noi, scritta da Michael Frayn, autore britannico noto per un’altra commedia Rumori fuori scena, la quale ha riscosso grande successo da quando è stata messa in scena per la prima volta in Italia nel 1983 dalla compagnia di Attilio Corsini “Attori e tecnici” rimanendo in scena per anni e anni.

Il testo di Due di noi, il testo originale, prevede quattro atti messi in scena da due attori, ovvero Black and Silver, Mr. Foot, Chinamen, e The new Quixote. Nella messa in scena di Leo Muscato assistiamo a tre atti di diversa durata.

I primi due non sempre riescono a mantenere accesa l’attenzione del pubblico, mentre il terzo è piuttosto esilarante.

Il sipario si apre su una scena composta dalla facciata bianca di una casa che occupa metà del palco, con finestre, porte e e una scala che sale verso una porta, molto semplice e spoglia. Nell’altra metà un letto matrimoniale sul quale giacciono i due attori, l’uomo disteso mentre la donna seduta con un mascherina sugli occhi. Il loro sonno è immediatamente interrotto da un lamento di neonato. La donna picchietta sulla spalla del marito e la prima battuta è “Questa volta tocca a te!”. Siamo catapultati nel cuore dell’esperienza di una coppia alle prese con un figlio neonato.

Capiamo fin da subito che lo spettacolo non coinvolgerà il pubblico con effetti speciale, ma si concentrerà sulla qualità delle battute e la prestanza fisica degli attori.

L’impossibilità di dormire, tutti i rimedi messi a punto dal marito per addormentare il pupo danno vita ad una serie di gag molto divertenti e incalzanti. Si evidenziano immediatamente le capacità fisiche di Solfrizzi che nel ruolo di papà alla ricerca della quiete e di un’intimità perduta con la propria donna è molto efficace, mai eccessivo. I due, tra una gag e l’altra, ricordano con malinconia i tempi della luna di miele nella stessa camera d’hotel dove si trovano ora e nella piacevolezza del riso stimolano interrogativi quali “ Perché ci arrabbiavamo prima del pupo?”, “Di cosa parlavamo prima?”. Una specie di amnesia provocata dai pianti notturni del bimbo, chiuso nella carrozzina in bagno per non disturbare, sembra aver cancellato tutto.

Il secondo sketch si svolge in un soggiorno allestito con due poltrone ed una lampada accanto alla facciata della casa. Si presenta a noi una nuova coppia, una nuova situazione più intima. Lui, impiegato, legge il giornale, lei, moglie dell’impiegato, continua a bere whisky. Lui non la considera. Dopo un breve divertente dialogo tra i due, che definisce le posizioni, la moglie inizia un monologo immaginando un dialogo con l’esaminatore di mogli che si occupa di assumere il marito. Nello stesso tempo fa intervenire il piede ondeggiante del marito preso da un evidente tic nervoso. Il piede diventa un personaggio a sé, la moglie parla con lui non potendo parlare con il marito intento alla lettura. La situazione diventa sempre più surreale e spassosa.

Il terzo sketch, il più lungo, è la storia di una coppia che invita a cena coppie di amici. Una di queste si è sciolta perché lei si è frequenta un ragazzo diciannovenne, il marito di lei è tristissimo. Il marito protagonista, ignaro di tutto ciò, invita comunque il marito abbandonato dalla moglie avendolo incontrato casualmente. Il resto è lo svolgimento degli equivoci, nel tentativo di risolvere la soluzione senza far incontrare gli invitati. Ogni azione della coppia protagonista porterà sempre a nuovi ed esilaranti ingarbugliamenti. I due attori interpretano una serie di personaggi in modo magistrale. La loro abilità nel trasformarsi in persone sempre diverse, assicurando un ritmo molto rapido e rendendo credibile ogni soggetto della storia, si intreccia in modo forte alla qualità della sceneggiatura, dalle battute rapidamente fruibili e mai volgari.

Bisogna riconoscere un grande rigore nel lavoro di Solfrizzi-Savino, una puntualità in scena e un feeling tra i partner decisivi per l’ottimo andamento dello spettacolo, in particolare del terzo e ultimo sketch, riconoscendo invece ai primi due una tensione in molti tratti allentata.

Una prova interessante e stupefacente.

Consigliato.

Prossime date:

5-6 febbraio al Teatro Civico (La Spezia)

7-8 febbraio al Teatro del Popolo (Siena)

9-10 febbraio al Teatro Politeama Pratese (Prato)

 

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