Torna a Trieste il musical, o meglio Opera moderna, dei record: Notre Dame de Paris sarà in scena al Politeama Rossetti dal 29 gennaio fino al 3 febbraio.
Vale la pena presentarlo? Più per dovere di cronaca che per reale necessità visto che ormai chiunque ne conosce la storia e le vicende.
Lo spettacolo di Riccardo Cocciante e Luc Plamondon, con la regia di Gilles Maheu e le coreografie di Martino Muller debuttò a Parigi nel 1998 per poi cominciare un’inarrestabile tournée in tutto il mondo. Il suo arrivo in Italia è datato 2020 grazie al grandissimo e compianto produttore David Zard. La traduzione dei testi fu affidata al poeta e paroliere Pasquale Panella, noto ai più per la sua collaborazione con Lucio Battisti nella seconda fase della vita artistica del cantante.
Durante questi 22 anni lo spettacolo ha vissuto 3 fasi: quella iniziale con un cast che oggi viene definito “originale”, una seconda fase in corrispondenza del decennale con un ricambio completo ed un ringiovanimento dell’intero cast. La terza fase vede ora un mix perfetto tra gli “originali” ed i giovani (che nel frattempo sono cresciuti).
Dal punto di vista commerciale è vero che il pubblico si è affezionato al cast degli albori e bisogna ammettere che alcuni mostri sacri sono ancora insuperabili, ma la rinfrescata porta una ventata di novità che fa bene allo spettacolo.
Eccoci quindi con una nuova Esmeralda, Elhaida Dani, che prende il posto di colei che ha spezzato più di un cuore: Lola Ponce. Ma mettiamo da parte i pezzettini di cuore e concentriamoci su Elhaida: è brava, è giovane, è bella. E’ una “nuova” Esmeralda nel senso che ne dà un’interpretazione leggermente diversa e convince il pubblico.
Albanese di nascita ma italiana di adozione, vive a Trieste da quasi 3 anni. Elhaida nel 2013 ha vinto la prima edizione di The Voice nel team di Riccardo Cocciante e nel 2016 ha vinto le selezioni per essere Esmeralda nella versione francese partita in un tour mondiale.
Con lei sul palco i mostri sacri: Giò di Tonno nel suo ruolo di Quasimodo, il sempre immenso Vittorio Matteucci in quello del cattivissimo Frollo, Matteo Setti in quello di Gringoire. E’ proprio quest’ultimo che pare il più appannato. Cominciano a mancare le necessarie sfumature al poeta.
Clopin è interpretato da Leonardo Di Minno, ormai colonna portante dello spettacolo che è una via di mezzo tra il vecchio ed il nuovo ma ormai il ruolo l’ha fatto suo e non glielo toglie nessuno.
Una meravigliosa Tania Tuccinardi interpreta Fiordaliso ma chi incanta il pubblico è Giacomo Salvietti nel ruolo di Febo. La sua voce potente rimbomba in tutto il teatro e la sua interpretazione ha un vigore degno del miglior Febo.
Ma parlare di Notre Dame de Paris e non citare i 30 tra ballerini, acrobati e breakers sarebbe un torto imperdonabile a chi fa lo spettacolo per un buon 50%.
Volano, saltano, ruotano, danzano, si arrampicano. Irriverenti, scanzonati, potenti, eleganti. Quando la dinamica diventa Arte allo stato puro.
Apprezzabili anche piccoli cambiamenti di regia come per esempio la scena del Val d’Amore completamente rivisitata.
Notre Dame de Paris è uno di quei spettacoli di cui non ti annoi mai. Ha in sé una magia che fa sì che in platea puoi trovare il bambino ed i suoi nonni che ammirano lo spettacolo con lo stesso sguardo rapito.
Insomma è diventato un po’ come il Natale: una piacevole tradizione di famiglia da tramandare di generazione in generazione.