Gullotta veste qui i panni del professore Agostino Toti, personaggio dall’umorismo pungente, circondato dai tipici abitanti di una piccola città della provincia siciliana, pronto a sfidare l’ipocrisia dei compaesani e una società che vive puntando il dito verso gli altri.
Insegnante di liceo sempre alle prese con la precarietà del suo lavoro un giorno, ormai prossimo alla pensione, riceve una bella eredità.
E con questa nuova serenità economica, sceglie di compiere un gesto altruistico. Chiede in moglie la giovane Maddalena, figlia del bidello della scuola, rimasta incinta del fidanzato Giacomino, ex allievo del professore che non vuole prendersi le sue responsabilità. Sposandola, per sollevarla dal disonore, Toti pensa anche di poterla aiutare autorizzandola a vivere della sua pensione il giorno che lui non ci sarà più.
Toti riesce a far ottenere un posto da impiegato a Giacomino e accoglie in casa anche lui e il figlioletto Mimì che nel frattempo è venuto al mondo. Naturalmente la società civile si rivolterà contro questa decisione anche a discapito della piccola creatura.
Il finale pirandelliano è però pieno di amara speranza: e questo perché il giovane Giacomino prenderà coscienza di se’ stesso, del suo essere uomo, del suo essere padre e andrà via da quella casa che lo tiene prigioniero, per vivere la sua vita con il figlio e con la giovane madre.
In Pensaci, Giacomino si ritrovano tutti i ragionamenti, i capisaldi della poetica del Premio Nobel siciliano. Il contrasto fra apparenza e verità profonde dell’individuo, la condanna di una società becera e pettegola, dove il gioco della calunnia, del dissacro e del bigottismo è sempre pronto ad esibirsi. E si affrontano la solitudine, la condizione femminile, la famiglia, l’arrivismo dei burocrati, l’invadenza dei rappresentanti ecclesiastici, l’uomo depauperato fino al riscatto d’orgoglio.
Rispetto al testo pirandelliano, scritto nei primi anni del 1900, l’ambientazione è spostata negli anni Cinquanta dove la scenografia (scene e costumi sono di Angela Gallaro Goracci) prende spunto dall’espressionismo tedesco: sguardi della società ispirati a Kokoshka, facce in movimento, maschere mobili, simboli d’arredo alla Mondrian.
Sul palco anche Liborio Natali, Rita Abela, Federica Bern, Valentina Gristina, Gaia Lo Vecchio, Marco Guglielmi, Valerio Santi e Sergio Mascherpa.