Si può parlare ancora di emancipazione femminile senza cadere negli stereotipi, evitando svolte attese e favorendo le sorprese, con un linguaggio fiabesco eppure quanto più realistico? La risposta è sì. E la prova di questa affermazione è Roselena, lo spettacolo in scena al Teatro della Cometa fino al 26 gennaio.
Il titolo non concede spazio alla immaginazione: Rosèlena (si noti l’accento!) Un nome di donna. L’unico su cui verte tutta l’attenzione poiché lei, da sola, in scena e forse anche nella sua vita, racconta uno spaccato dell’Italia e un filo rosso della storia nazionale che riguarda l’emancipazione femminile, senza ricadere sotto una forzosa etichetta di teatro civile. Eppure parla di civiltà e di imbarbarimento. Lo fa con sincerità – e non è poco – con ironia, con introspezione, ma soprattutto con talento.
Gea Martire ha dato il colpo di inizio di questa avventura per il Napoli Teatro Festival nel 2019 e ogni sera continua a trasformarsi in questa donna irrequieta, nata in un paese alle pendici del Vesuvio, dove il vento di cambiamento arriva a fatica, dove il “maschio” ha un potere che prevalica ogni capacità, dove persino la malavita, a volte, può essere uno spiraglio verso la libertà.
Tutto avviene in uno spazio scenico regolare, geometrico, ma trasparente e nebuloso, scandito dalle luci e dai colori, uno spazio volutamente asettico con qualche brandello di carrozzeria appeso in aria che tratteggia il dettaglio della passione di questa donna: i motori! E allo stesso modo l’occhio drammaturgico e la parola-suono scenico di Roselena trasformano ogni rapporto umano in meccanismo automobilistico: dall’autoanalisi allo specchio ogni 31 dicembre, sempre in folle, all’affetto verso gli zii (uno meccanico e l’altro proprietario di uno sfascio), fino al sesso, scoperto grazie alla vibrazione di una Giulietta e poi giocato come merce di scambio con il solo scopo di cavalcare le moto o le macchine altrui.
Persino il rapporto con il figlio sembra un gioco di macchine, una gara di corsa al passeggino. Forse niente, se non gli accidenti della vita, riesce a fermare la sua ansia di vivere, la voglia di libertà, che si esprime con battute ironiche e tecnicismi meccanici, attraverso il racconto delle sue esperienze giovanili, oppure con un simbolismo barocco che – a tratti – ricorda persino la lingua di Basile attraverso il filtro di De Simone con la sua numerologia reiterata. D’altronde, sulla ricchezza linguistica e drammaturgica dell’universo napoletano è stato detto e dimostrato molto, come pure sulle sue continue connessioni, sul rinnovamento senza perdere mai di vista la tradizione.
Accanto al talento e all’energia inesauribile di Gea Martire, la regia di Nadia Baldi opera trasformando il luogo e gli oggetti in un caleidoscopico alternarsi di pieni e vuoti. Le luci, che restano il suo linguaggio più efficace in ogni prova, sanno suggerire, modificare e plasmare lo spazio circostante, in cui la protagonista si muove cambiando continuamente atteggiamento e posture in relazione agli oggetti – pochi ed essenziali – che attorno a lei assecondano il suo mutare. Il loro lavoro riesce a farci immaginare le corse clandestine, le voci del paese, le nascite, le morti, le risate e le lacrime, da punti di vista continuamente differenti e con toni e registri mai scontati.
Ogni spettacolo è il frutto del lavoro di un team, ma in questo caso è doveroso e veritiero riconoscere a Gea e Nadia il merito completo di una drammaturgia che sa insegnare a prendere e comprendere la vita, con i suoi errori e con le sue roboanti contraddizioni.
Se non lo avete visto, non perdetelo!
Teatro della Cometa | Stagione Teatrale 2019/20
IL MOTORE DI ROSELENA
dal 15 al 26 gennaio 2020 al Teatro della Cometa di Roma
Calendario
UN’IDEA DI GEA MARTIRE
DRAMMATURGIA ANTONIO PASCALE
CON GEA MARTIRE
REGIA NADIA BALDI
COSTUMI CARLO POGGIOLI
SPAZIO SCENICO ROSSANA GIUGLIANO
PROGETTO LUCI NADIA BALDI