Sono necessari due grandi interpreti per duettare in un testo come “Il gatto” di Georges Simenon: infatti non è semplice portare in scena la tensione continua e nevrotica che connota il rapporto fra i due protagonisti del celebre romanzo da cui Fabio Busotti ha tratto un incalzante testo teatrale.
Diretti da Roberto Valerio, danno loro vita sul palcoscenico Alvia Reale ed Elia Schilton e trovano per Marguerite ed Émile – gli sfortunati e terribili coniugi in questione – straordinarie, inattese chiavi espressive e di analisi.
Alla Sala Bartoli, i due si fronteggeranno dal 3 all’8 dicembre protagonisti appunto de “Il Gatto” di Simenon, in programma per il cartellone Altri Percorsi del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
«Il silenzio ostinato è la cifra della loro esistenza, un nutrimento vivo ed essenziale che li unisce vigorosamente ed instancabilmente» spiegano le note alla messinscena.
Il famoso romanziere belga, uno fra i più letti del XX secolo – creatore del popolare personaggio del commissario Maigret, ma prolifico autore di molti scritti psicologici, noir, oltre che gialli – ha infatti immaginato un tipo di legame del tutto particolare per l’uomo e la donna al centro di uno dei suoi migliori romanzi, forse il più fulminante, cattivo, geniale.
“Il gatto” racconta e analizza il contorto rapporto di coppia di Émile e Marguerite: da quattro anni, marito e moglie non si parlano se non scambiandosi feroci bigliettini. Questo assurdo ménage ha avuto inizio il giorno della morte dell’amato gatto di Émile. Convinto che sia stata Marguerite ad avvelenarlo, Emile, colto da un attacco d’ira, si avventa sul pappagallo di lei e gli strappa a sangue le variopinte penne. Anche il pappagallo muore e, una volta imbalsamato, finisce a fare la sentinella dell’odio coniugale. I separati in casa conducono una vita completamente indipendente con il timore paranoico di morire avvelenati dal rispettivo coniuge, tanto da tenere sottochiave i viveri.
Ma il gatto, non è il colpevole della loro guerra: Émile e Marguerite non si sono mai veramente sopportati, né amati. E presto hanno capito di essere troppo diversi: lei, una affettata piccolo borghese , lui, ruvido capomastro in pensione, ambisce a sigari e vino rosso… Marguerite non si è mai liberata del ricordo del suo primo marito violinista ed Émile rimpiange di essere rimasto vedovo troppo presto. Così la loro è una convivenza fra estranei, in cui assieme alle parole, ai pensieri, nemmeno i ricordi e le emozioni sono condivise. In comune hanno solo silenzio e rancore.
«Il romanzo di Simenon – spiega il regista Roberto Valerio – ci consegna personaggi che possiedono una caleidoscopica complessità e una vibrante vocazione teatrale; è un testo feroce che rovista tra le pieghe della mente e le incrinature del cuore dei protagonisti, descritti con uno sguardo crudo e spietato (…) Tutto cade a pezzi si frantuma e disintegra sotto il peso del disprezzo e della rabbia ma i due non si separano, il desiderio di libertà e la paura della solitudine si mescolano e confondono in una perturbante prossimità. L’odio li tiene uniti. Fino all’ultimo respiro trovano la forza di torturarsi negandosi ostinatamente l’unica cosa che, forse, avrebbe potuto restituire una profondità autentica alla loro vita: l’amore».
Allo Stabile regionale lo spettacolo replica alle ore 19.30 martedì 3 dicembre e alla stessa ora venerdì 6 dicembre; il 4, il 5 e il 7 dicembre le repliche si succedono alle ore 21 e domenica 8 dicembre va in scena la pomeridiana alle ore 17. Per biglietti e prenotazioni si suggerisce di rivolgersi alla Biglietteria del Politeama Rossetti agli altri consueti punti vendita, o via internet sul sito www.ilrossetti.it. Informazioni anche al numero del Teatro 040.3593511.
dall’omonimo romanzo di Georges Simenon
traduzione e adattamento Fabio Bussotti
con Alvia Reale (Marguerite), Elia Schilton (Émile)
e Silvia Maino (Signora Martin)
scene Francesco Ghisu
costumi Francesca Novati
luci Carlo Pediani
suono Alessandro Saviozzi
regia Roberto Valerio
produzione COMPAGNIA UMBERTO ORSINI