Mercoledì mattina si è tenuto l’ormai tradizionale appuntamento che vede in dialogo, tra di loro e con il pubblico, alcuni dei registi ospiti del Festival del Cinema Latino Americano di Trieste.
Un incontro che si svolge grazie alla collaborazione tra il Festival e la Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori, che durante l’anno cura il servizio di sottotitolatura dei film presenti al Festival.
Un lavoro e un impegno prezioso sottolineato anche da Margarita Hernández, direttrice del Festival di Fortzaleza e ospite al Festival con Che, memòrias de um ano secreto.
“Che, memorias de um ano secreto” è un documentario che la cineasta non avrebbe mai pensato di produrre se non fosse stato per l’incontro, nel 2004, con un libro ad opera di un dentista cubano che tra le sue attività annoverava anche quella di cambiare i connotati a personaggi importanti.
Dentista il cui percorso si incrociò con quello di Che Guevara proprio nell’anno segreto, l’anno in cui il Che scomparve dai radar dell’opinione pubblica e viaggiò tra Tanzania e Praga dove passò l’Inverno.
Un anno importante e decisivo per il suo destino.
Los Indalos, tra esilio e lotta
Un incontro prezioso, sia per il pubblico che per gli studenti, per conoscere artisti e autori portavoci di esperienze di vita che rimarrebbero sconosciute se non ci fossero occasioni come queste.
Come la storia di vita di Aurora Sanchez, attrice in Los Indalos, che racconta la sua storia.
La storia di una donna con nel cuore il destino di Madre di Plaza de Mayo, una madre che continua a cercare e aspettare notizie del figlio desaparecido, Ivan Ruiz, la cui foto campeggiava a monito dal manifesto appeso alla scrivania dell’Aula Magna della scuola per interpreti durante l’incontro.
Un figlio, scomparso a vent’anni e che per la maggior parte della vita non ha fatto che lottare, anche quando, a 17 anni, trasportava mine da una parte all’altra del confine.
Aurora, la cui storia è difficile da “digerire”: una famiglia di rivoluzionari con nel dna la lotta e l’esilio.
Dai nonni cacciati dalla Spagna per l’essere anarchici, ai genitori conosciutisi in un campo di concentramento in Francia, la partenza dal proprio paese quando salì al potere Franco e l’emigrazione in Argentina.
Un fratello fatto scomparire dalla “Tripla A (Alleanza Anticomunista Argentina)” nel 1975, stesso destino toccato al nipote in Nicaragua, dopo l’esilio in terre francesi in cerca di salvezza.
Una donna che come ha affermato con fermezza
finchè avrò gambe, cervello e cuore funzionanti continuerò a lottare contro l’ingiustizia,
un’ingiustizia che le ha portato via suo fratello, ma soprattutto suo figlio.
Cartas Iluminadas ovvero le lettere illuminate
In contemporanea a Los Indalos, mercoledì pomeriggio è stato proiettato, sempre al Teatro Miela ma nella Sala Grande, Cortázar y Antín: Cartas Iluminadas (presente nella rassegna Cinema e Letteratura) di Cinthia Rajschmir.
Un legame forte, di amicizia e di lavoro, quello tra l’intellettuale Julio Cortázar, – punto di riferimento e di ispirazione in un periodo di grande censura-, e il regista, protagonisti di un florido scambio epistolare.
Uno scambio raccolto in un volume regalato proprio da Antín alla cineasta che da lì e dall’unica lettera audio-registrata parte a raccontare non solo del loro rapporto ma anche di molto altro.
Tra le interviste presenti nel lavoro troviamo infatti il contributo della moglie di Antín, nonché scenografa Ponchi Morpurgo, la nipote Marìa Marta Antín , Graciela Borges, Ricardo Aronovich e una delle protagoniste di uno dei film che vive la collaborazione tra i due: Dora Baret, protagonista di “Intimidad del los parques”.
A mano a mano che si procede nell’ascolto e nella lettura degli scambi tra i due emerge sì la stima reciproca ma anche le divergenze tra le diverse metodologie di azione e di gestione della trasposizione della letteratura nel cinema che quasi prevedibilmente si posso incontrare.
Come racconta Antín con un velo di nostalgia, la stessa che ritroviamo mentre nel suo studio guarda incorniciato e legge l’ultimo spezzone dell’ultima lettera inviatagli dall’amico, il loro legame subisce una frattura quando Cortázar si separa dalla moglie e si avvicina all’ideologia rivoluzionaria cubana.
Cortazar cercherà di riallacciare i rapporti con Antín ma ormai sarà già troppo vicino alla morte.
Alex Quiroga e il sostegno alle donne nell’arte cinematografica
Una tavola rotonda prettamente al femminile, con l’unica eccezione (oltre al direttore del Festival Rodrigo Diaz) di Alex Quiroga, veterano ospite del Festival e regista di Bernard.
Quiroga ha auspicato una sempre maggiore presenza di cineaste femminile, di cui il mondo ha bisogno e di cui bisogna promuovere sempre di più il coinvolgimento nella produzione cinematografica.
Bernard, la sua opera concorrente nel concorso ufficiale tratta il tema della famiglia e di ciò che i genitori fanno per i propri figli e di cui questi ultimi non se ne accorgono.