Grande serata d’apertura tra rose, brindisi e uno spettacolo su cui riflettere molto per il Teatro Rossetti di Trieste in cui ieri sera ha debuttato “L’onore perduto di Katharina Blum”.

L’adattamento teatrale del romanzo tedesco di Heinrich Böll del 1974 è a cura di Letizia Russo mentre la regia di questo debutto in prima nazionale è di Franco Però.

“L’onore perduto di Katharina Blum” è una coproduzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, con gli stabili di Napoli e Catania.

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Quasi sette ore che vago per la città. Cercavo rimorsi. non li ho trovati.

ho ucciso quell’uomo

“Ho ucciso quell’uomo”.

Sembra che il mistero venga svelato nelle prime battute dello spettacolo. Invece non è che l’inizio. Cosa ha portato l’irreprensibile, seria, onesta e lavoratrice Katharina a uccidere un uomo?

Elena Radonicich è Katharina Blum, giovane donna separatasi dal marito e governante presso la casa di una facoltosa coppia formata da Hubert e Trude Blorna.

Lui è un avvocato, al servizio anche di un certo Alois (Emanuele Fortunati) e lei è architetto ed ha il volto di Ester Galazzi.

Coppia alla cui vita e casa Katharina ha dato ordine e su cui sanno di poter sempre contare.

Quando i suoi datori di lavoro partono per due settimane di vacanza, la ragazza si concede forse la prima serata di reale svago in sei anni in cui è al loro servizio: un ballo a casa della sua madrina, Else Woltersheim (interpretata da Mariagrazia Plos).

Lì incontrerà un uomo di cui si innamorerà, non un uomo qualunque ma un sospetto terrorista.

Da qui, dalla notte passata con lui, inizieranno i problemi:un’indagine della polizia a capo della quale ci sono Erwin Beizmenne (Francesco Migliaccio) e Walter Moeding (Jacopo Morra).

La Radonicich presta voce, lacrime e fisicità a Katharina con una straordinaria intensità.

L’unica cosa che confonde lievemente nella ricostruzione di Katharina è il passaggio alternato continuo dal flusso di coscienza ‘a voce alta’  ai dialoghi perché a volte nello spettatore manca la percezione dello stacco netto tra un momento e l’altro.

Al suo fianco, pronto a sostenerla sempre e comunque non solo come datore di lavoro ma da amico, Hubert, interpretato da un inedito Peppino Mazzotta.

‘Gelida e calcolatrice’

L’onore perduto di Katharina Blum trova nell’originale del romanzo il sottotitolo: Come può nascere e dove può condurre la violenza.

Una violenza ben lontana dalla protagonista ma ben indotta da un sistema.

Il romanzo è degli anni Settanta del secolo scorso ma è quanto mai attuale, poiché mostra una faccia del giornalismo e della comunicazione dei media che ancora esiste.

Due le parole chiave ad esso correlate: sciacallaggio e ‘macchina del fango’.

Spero che la visione di questo spettacolo porti i molti studenti presenti in platea ieri (e spero anche nelle repliche future) a una profonda riflessione sul mondo dell’informazione in cui viviamo oggi e sugli effetti di un certo tipo di comunicazione.

A proposito della velatura,- della realtà e della verità da parte di un certo tipo di giornalismo-, contribuisce a rafforzarne il sentire la scenografia.

Una scenografia a porte semitrasparenti che da un lato aiuta a passare ‘visivamente’ tra i vari momenti del passato e del presente, e dall’altro a rendere l’idea della verità manipolata.

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