“Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe”, è il nuovo libro scritto da Chiara Tagliaferri e Michela Murgia.
È una creatura germinata dalla selezione di alcuni dei racconti contenuti nei loro podcast su storielibere.fm e divenuti parola scritta.
Un viaggio attraverso le storie di queste donne, in ognuna delle quali le autrici hanno disseminato qualcosa di sé
Chi è Morgana?
Morgana sono donne che non sono figure edificanti e che non hanno niente di eroico. Sono tutte figure che hanno nutrito le proprie vite con il fallimento.
Un fallimento che spesso è accostato a una successiva rinascita. Per le Morgana di Tagliaferri e Murgia però no, ciò non accade.
A dimostrazione che esiste una strada alternativa al monomodello di successo che viene trasmesso dalla società attuale.
Sono donne non ‘politicizzate’, che quindi non combattono battaglie di una qualsivoglia militanza.
Donne rivoluzionare per la loro trasgressività e ribellione, donne rese trasgressive e ribelli solo quando un sistema dai limiti stretti gli ha detto di esserlo ma che in realtà lottano solo per sé stesse e la propria libertà
Sono donne che hanno spostato un po’ in là l’orizzonte anche per noi.
Donne “Morgana”
Donne come Zaha Hadid, Marina Abramovic,… che in diversi campi hanno fatto la storia.
Zaha Hadid, la visionaria architetta che ha immaginato lo spazio in forme e materiali che sarebbero diventati possibili solo nel futuro. Dura, antipatica, dispotica, arida: questo si è sentita dire per anni, perché ci sono ambienti in cui questi sono i nomi della determinazione, del carattere e dell’autorevolezza, se ad agirle è una donna.
Michela Murgia
Donne come Claudette Calvin. Un nome che a molti suonerà sconosciuto ma che nell’ottica di Morgana è molto interessante.
Claudette, quindicenne incinta di un uomo sposato molto più grande di lei, si siede su posto riservato ai bianchi.
La stessa situazione si ripeterà qualche tempo dopo con Rosa Parks, più grande di lei, attivista,… va da sé il perché il mondo si ricordi esclusivamente di lei.
A Claudette però è stato dedicato il libro perché la dedica doveva essere destinata a qualcuno che rappresentasse lo spirito del libro.
Come a voler dire “Quella battaglia era buona e lo eri anche tu”.
Nelle storie di Morgana non c’è nessuna intenzione di restituire una qualche forma di redenzione a nessuno, ma di discostarsi da uno schema di rappresentazione di altre pubblicazioni recenti il cui centro sono eroi/ne o addirittura modelli aspirazionali.
La “Materia artistica” delle autrici
A chi chiede a Marina Abramovic quale sia la sua materia artistica, su cui quindi fonda la sua produzione, lei risponde: l’inquietudine.
Ma qual è la materia artistica di Tagliaferri e Murgia?
Per la prima è l’usare la stessa inquietudine degli altri per lenire la propria
schermarsi con le vite degli altri mi ha aiutato a smettere di schermarmi con la mia
Chiara Tagliaferri
La materia artistica che contraddistingue la Murgia è invece l’impotenza: da personalità più politica che artistica quando è impossibilitata ad agire, racconta.
“A volte c’è anche della sana ironia, tocca nel profondo e scuote la Morgana che giace dentro ognuna di noi”.
(da un commento sulla rete al libro.)