Grazie al Festival I mille Occhi, che mercoledì sera, nell’ultima serata di svolgimento, consegna il Premio Anno Uno, si è potuto assistere a una lezione di cinema vera e propria.
Parlo della lezione/masterclass tenutasi al Teatro Miela Bonawentura martedì 17 Settembre e condotta da Franco Piavoli intervistato da Cecilia Ermini.
Gli inizi
Le prime esperienze artistiche di Piavoli non sono legate subito al cinema come si può pensare ma alla Fotografia.
Come ha detto Piavoli, a tutti i bambini piace riprodurre le realtà che vedono tramite schizzi o appunto con la fotografia.
E lui non poteva essere da meno
mi piaceva rappresentare e ri-presentare la realtà come la vedevano i miei occhi, ma anche il mio pensiero e il mio cuore
Questa passione per la rappresentazione della realtà si unisce poi con l’incontro/regalo con una macchina fotografica che è ancora impressa nei suoi ricordi, fino al regalo definitivo: una daysin a soffietto che gli dava la percezione di avere immagini più definite e cogliere meglio alcuni aspetti della vita che lo circondava.
Il cinema quando arriva?
Il cinema fino a quel momento era stato quello visto nelle sale, da cui scaturì la curiosità sulle fotografie in movimento
volevo una macchina cinematografica, dice.
Il primo incontro reale con una macchina cinematografica avviene per caso, con un apparecchio dimenticato su un battello sul Lago di Garda da un turista tedesco.
La macchina da presa è una 8 m, con cui ha cominciato a filmare le immagini in movimento.
Una carriera, quella di Piavoli, che inizia proprio con questa attrezzatura utilizzata per un piccolo video, “Vieni con me in campagna”, durante le passeggiate con “amiche”.
Tutti i cortometraggi girati in 8 mm da Piavoli sono ora raccolti nella Cineteca Italiana di Milano, grazie alla quale è stato possibile proiettare i film in programma in queste giornate di Festival.
Il suono e la voce nelle sue opere
Importanza strategica nelle opere di Piavoli hanno la voce umana e quindi il suono, senza il quale le sole immagini non sarebbero lo stesso.
Un ricerca più sul timbro e sulla modulazione del suono, a seconda del come moduliamo il quale, il messaggio arriva o meno.
Nelle diverse opere, come “Al primo soffio di vento” ritroviamo l’aspetto primitivo del suono, quello legato alle enozioni e al mondo che ci circonda
Una speciale analisi dell’Infinito di Leopardi
Ciò che colpisce di Piavoli è lo sguardo, profondo e diverso, sulla realtà.
Come l’analisi particolare che ha proposto sull’Infinito leopardesco correlandolo al cinema.
Ed effettivamente è sorprendente come Leopardi accosti, per mezzo delle parole, campi visivi e sonori o primissimi piani e campi profondissimi per descrivere quel
sentimento di eternità di cui tutti noi abbiamo bisogno
Il futuro dell’audiovisivo
Come vede Franco Piavoli l’audiovisivo del futuro? In un saggio di qualche anno fa profetizzava un cinema che si sarebbe avvicinato sempre più alla polifonia e alla musica sinfonica.
Un’opera audiovisiva che vedrà, nella visione di Piavoli, una compartecipazione sempre maggiore di tutti e cinque i sensi: un cinema “tattile”.