Settembre, tempo di partenza delle stagioni teatrali e di prime teatrali.

Come quella di ‘Sayonara Trieste’ di giovedi 5 al Museo Revoltella in collaborazione tra Yūdansha KYŌKAI IWAMA AIKIDŌ TRIESTE, Associazione Culturale TeatroBandus e Associazione Internazionale dell’Operetta.


“Sayonara Trieste” così si conclude un viaggio in un episodio della storia triestina forse poco conosciuto.

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È il 1907 quando una delegazione giapponese arriva in una Trieste al massimo del suo splendore a bordo di due incrociatori con più di 1.300 marinai

I giapponesi, in quei giorni di concerti, trattative in divenire e cene di gala assorbiranno quel morbin tipicamente triestino.
Dall’altro lato i triestini avranno modo di avvicinarsi alle tradizioni giapponesi (come il rito del the), al rigore e alle emozioni.

“Il Giappone è emozione”

L’amore per il Giappone, per i luoghi le peculiarità tipiche e il tipico rigore, è ben rappresentato dal Barone Johann Georg von Hutterott (uno dei rappresentanti delle delegazione triestina coinvolta negli scambi) e dalla moglie Marie Augusta Henrietta Keyla.
Georg e Marie erano stati in Giappone tra il 1884 e il 1885 e ne erano rimasti così affascinati da volere ricreare un loro “Giappone privato” a Rovigno. 

Una collaborazione che ha tutti i presupposti per un impegno reciproco e duraturo nel tempo tra Trieste e il Giappone, anche grazie alle attività del Porto, ma che probabilmente ha vita molto breve.

Lo spettacolo ha visto la luce grazie al lavoro di ricerca documentaria portato avanti da Giovanna Coen.

La regia, minimale ma centrata su simboli scenografici, proiezioni e caratterizzazione dei personaggi, il Barone (Julian Sgherla) e la moglie (Giustina Testa) su tutti, è affidata a Marzia Postogna, con musiche e accompagnamento al pianoforte di Corrado Gulin. Accanto a loro Fumiyuki Kato (Fumino Kato), Riccardo Beltrame e Michele Marolla.

Sayonara Trieste ha ricevuto un’accoglienza calorosissima giovedì al Revoltella, tanto che non è stato possibile far partecipare tutti gli accorsi all’Auditorium.

Questo fa ben sperare però in una nuova replica, appena possibile per attori e organizzatori.

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