“Capitano! Capitana non esiste!” Giovedì sera mi sono imbattuta in una replica di Don Matteo in cui, tra le prime battute veniva pronunciata questa frase. Perché la condivido?
Perché si abbina perfettamente all’incontro vissuto nel pomeriggio all’Antico Caffè San Marco dove è stato presentato il libro “Non esiste solo il maschile. Teorie e pratiche per un linguaggio non discriminatorio da un punto di vista di genere”, Edizioni Università di Trieste – EUT.
Un tema frivolo?
No, perché quella delle parole che si scelgono, anche e soprattutto nell’informazione, è una questione complessa e problematica.
Una questione che non è solamente tecnica e a cui delegare i professionisti di linguistica ma per la quale si deve impegnare ognuno di noi.
Ognuno di noi è tenuto a fare attenzione alle parole che usa, anche se il linguaggio è legato a doppio filo alla nostra esperienza.
Sono tante le posizioni che possiamo prendere in termini linguistici, sempre però con la consapevolezza che le scelte linguistiche non sono soltanto tali ma hanno anche implicazioni culturali, sociali, politiche,…
Per evitare il sessismo esistono già dal 1987 delle linee guida, le raccomandazioni per un linguaggio non sessista, ma l’ambito è in continuo movimento per cui è oggetto di continue conversazioni, riflessioni,…
Da queste conversazioni e riflessioni, sviluppatesi dal 2014, è maturato il volume.
“Non esiste solo il maschile…” contiene contributi a cura di Sergia Adamo, Giulia Zanfabro ed Elisabetta Tigani Sava, che capitanano una squadra di esperte in vari ambiti , anche e non solo in comunicazione . di Elisabetta Vezzosi, Marina Sbisà, Fabiana Fusco, Lorenza Rega ( con una riflessione sull’area germanofona), Nadine Celotti, Vesna Mikolic, Patrizia Fiore, Maria Dolores Ferrara, Michela Pusterla e Wissal Houbabi ( con un contributo riguardante anche il rap).
Sono intervenute anche altre due autrici.
La prima, Fabiana Martini, giornalista ed ex VicesindacA, ha portato una sua testimonianza sull’esperienza in entrambi i campi (compreso quello da amministratrice pubblica).
La seconda, Simona Regina, ha accompagnato il pubblico in un ragionamento al femminile necessario anche attraverso i mezzi di comunicazione.
Proprio la Regina ha accennato al neonato manifesto “Donne, media e sport”
poche norme chiare di buon giornalismo per contrastare le discriminazioni e dare una rappresentazione non stereotipata degli sport femminili sui media
Una rappresentazione che possa essere di esempio alle nuove generazioni, che aumenti la visibilità delle donne (anche quelle sportive, che siano descritte per le loro prestazioni e non per il loro aspetto fisico ad esempio).
E che sia oggetto di una basilare condivisione tra parlanti, uomini o donne che siano.