Curato da Fabrizio Cruciani e Clelia Falletti, con una nuova introduzione di Lorenza Codignola, “Conversazioni con gli artisti del Bol’šoj” (Dino Audino Editore, collana “Voci e volti dello spettacolo”, pagine 176) contiene il testo stenografato delle trenta conversazioni – vere e proprie lezioni – che Stanislavskij tenne tra il 1918 e il 1922 e durante le quali furono ripercorsi gli aspetti più significativi del suo Sistema: non un insegnamento che “soffoca le persone di talento ed è adatto solo ad attori mediocri che non sanno dove andare” ma un approccio alla recitazione che nasce, innanzitutto, dalla gioia nei confronti dell’arte, dall’attenta osservazione e dallo studio delle energie creative degli uomini.

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In queste pagine ritroviamo dunque, approfonditi, alcuni tra i concetti-chiave più tipicamente stanislavskiani: quello di “circostanze date”, di “magico se”, di “cerchio creativo di solitudine pubblica”. Concludono la raccolta i venti capitoli dell’Etica.

All’interno di questa breve opera rimasta incompiuta, Stanislavskij espone le proprie idee in merito ai comportamenti che ciascun attore dovrebbe osservare, non soltanto per garantire la migliore efficacia interpretativa sul palcoscenico, ma anche per far sì che durante la preparazione di una messinscena si venga a creare un’atmosfera quanto più produttiva, serena e collaborativa possibile.

Ecco quindi una serie di preziosi consigli (attuali ancora oggi) che vanno dalla necessità di svolgere esercizi quotidiani all’importanza di saper gestire correttamente il proprio tempo; dall’esortazione a dare il meglio di sé alle prove, al monito di non cedere all’impulso di criticare i colleghi ma, al contrario, di saper prendere da ognuno “ciò che è utile e importante”, nella consapevolezza che “i difetti si apprendono facilmente, i pregi no”.

L’autore

L’autore, Konstantin S. Stanislavskij (1863-1938), fu attore, regista e pedagogo. Tra le esperienze a cui il suo nome è legato, oltre agli spettacoli, ci sono il Teatro d’Arte di Mosca, lo Studio affidato a Mejerchol’d, il Primo Studio e la collaborazione con il Teatro Bol’soj (1918). Le tournée in Europa e negli Usa tra il 1922 e il 1924 e l’autobiografia “La mia vita nell’arte” (1925) resero leggendario il suo “sistema” pedagogico.

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