Al tempo dell’amore 3.0, forse la vecchia svagatezza e frivolezza delle pin up anni 50 potrebbe salvarci. Beatrice (la bravissima Barbara Russo) donna spontanea e svampita con un passato un po’ torbido irrompe in una casa in cui Carlo (un convincente Stefano Scaramuzzino) ha blindato la sua vita emotiva per paura di soffrire a seguito di delusioni amorose e rottura delle relazioni familiari. È questa la scena madre della commedia Se lo dice lei… tutto a posto!, in scena al teatro Agorà a Roma, dal 7 al 17 Marzo.
Una casa 3.0, iperconnessa, dove la regina è la domotica, anzi Siri in persona, la più infallibile delle assistenti vocali, un robot per convivente (interpretato dalla camaleontica Licia Amendola) minimalismo e arredo ai minimi termini, fantasmagorie della tecnologia, nessuna traccia di empatia, tanto meno di calore femminile. L’intelligenza artificiale ha sostituito le relazioni perché Carlo è prigioniero delle sue insicurezze e paure, finché arriva la visita inattesa del fratello Marco (un passionale Claudio Scaramuzzino) e, tra una guerra senza fine di incomprensioni, la situazione prenderà una piega differente.
Carlo dovrà ricominciare a fare i conti con i suoi desideri sopiti e finora soddisfatti solo dall’intelligenza artificiale nei panni di una strana donna robot che interagisce con gli eventi, a gamba tesa, con le sue news googlizzate. Carlo, alla fine, scoprirà che la vita reale è molto meno noiosa di quella virtuale. La commedia sembra suggerirci che l’unico antidoto ad una società tanto digitale quanto artificiale è l’umanità, singolare, atipica, irrazionale.
Un cast davvero esplosivo, divertente, iperbolico ed esilarante e, tra risate e sentimentalismi da romanzo di genere, la tecnologia diventa complice delle stravaganze umane, mentre tutta la forza e l’efficacia dell’intreccio è sorretta dalle ancora più umane debolezze.
Dopotutto il teatro è ancora un avamposto dove la carnalità degli attori non può che essere vincente sulla virtualità.