Il regista Marco Lorenzi e gli attori della compagnia Il Mulino di Amleto entrano nel cuore del melodramma ottocentesco , riportando in vita per il pubblico – collocato sui tre lati dello spazio scenico – il testo di Victor Hugo.

Sullo sfondo di una società in rovina – evocando antichi fasti, attraverso costanti rimandi all’incerto presente – Ruy Blas è la storia di un uomo che si ritrova con un nome e un ruolo che non gli appartengono,  riuscendo, grazie a questo inganno, a sfruttare positivamente le sue qualità̀, mettere in pratica i suoi valori, e accostarsi a un amore altrimenti impossibile.

- Advertisement -

Lo spettacolo può essere interpretato come un dialogo tra Victor Hugo e il pubblico contemporaneo, che l’autore, già nell’Ottocento, aveva suddiviso in tre categorie: quello a cui piace la trama, quello sensibile alle passioni e quello attirato dalle idee veicolate dall’opera o rappresentazione teatrale.

In quest’ultimo caso, i quattro quadri che compongono l’allestimento del dramma di Hugo, messo in scena da Marco Lorenzi, diventano un’amara e pungente riflessione sull’identità e sul suo significato: chi sono io? Sono il mio nome o sono il risultato delle azioni che compio? Ma soprattutto, cosa si è disposti a sacrificare per amore?

Alla base del plot, l’intrigo ordito ai danni della Regina da Don Sallustio, un alto funzionario della corte spagnola che, per vendicarsi del torto subito, scambia l’identità del proprio servo, Ruy Blas, con quella del nobile Don Cesare, introducendolo a palazzo. L’ignaro (e vessato) servitore accetta lo scambio, poiché è perdutamente innamorato della Regina.

La regia di Marco Lorenzi

La regia di Marco Lorenzi è costruita attorno a momenti di puro lirismo e pone gli attori al centro di uno spazio scenico suggestivo come l’ex-Cimitero di San Pietro in Vincoli (Torino), circondati dagli spettatori e abili a confondersi, talvolta nella platea.

Il pubblico viene reso partecipe dell’azione scenica, con esiti anche molto divertenti come la scena del primo scambio di missive romantiche tra la Regina e il suo misterioso corteggiatore.

La consapevole condivisione del fatto scenico insieme al pubblico si manifesta nelle singole interpretazioni degli attori. Angelo Tronca è disinvolto nei panni del nobile risoluto quanto vendicativo e, a livello interpretativo, rivela pienamente la straordinaria capacità persuasiva del proprio ruolo.

La stessa risolutezza viene conquistata da Ruy Blas all’apice di un percorso compiuto in fieri, grazie all’intensa interpretazione di Yuri D’Agostino; al quale va inoltre riconosciuta l’efficacia assoluta della massiccia dose di concentrazione necessaria per recitare una delle scene più cariche di pathos totalmente senza veli, circondato dal pubblico sui tre lati dello spazio scenico, e con una spada puntata addosso.

Barbara Mazzi è una Regina prigioniera del suo ruolo, ma sa anche divertirsi; tuttavia sono gli aspetti più struggenti della sua condizione a rivelare  l’assoluta vena poetica di un dramma annunciato. Ad Alba Maria Porto spetta il ruolo di narratrice, attraverso il quale ha saputo rivelare sfumature non solo coerentemente drammatiche, ma anche piuttosto divertenti.

A lei si uniscono le interpretazioni di Francesco Gargiulo e Anna Montalenti, i quali – soprattutto nel terzo quadro – rappresentano l’assoluta protagonista del dramma: la Storia, quale flusso inarrestabile e ineluttabile di epoche ed esistenze.

- Advertisement -

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.