Dal 12 al 16 dicembre al teatro Rossetti di Trieste arriva un’intrigante versione de “Il Maestro e Margherita”, il capolavoro di narrativa di Bulgakov
Da Dante Alghieri a John Milton, da Mark Twain fino a Michail Bulgakov, gli autori di ogni epoca sono stati attratti da lui, Satana. O per lo meno attratti dalla sua trasposizione letteraria.
E come biasimarli? In fondo il personaggio più affascinante è sempre il cattivo.
Ed è proprio in “Il Maestro e Margherita” che troviamo un Diavolo intrigante e carismatico aggirarsi per Mosca nei primi del Novecento. Incarnatosi in forma umana e accompagnato da fedeli servitori, Lucifero si diverte a giocare con la fragile psiche degli umani che incontra. Solo una creatura non sembra soccombere ai suoi tranelli, la dolce Margherita. Ed è proprio lei ad essere scelta come regina del sabba organizzato dal principe delle tenebre.
Margherita diventa quindi una strega e in cambio chiede di potersi ricongiungere al Maestro, il suo amante perduto. Fin dalla prima scena le cose si fanno interessanti. L’atmosfera sul palco è elettrica e vagamente angosciante. Il pubblico si trova subito coinvolto dalle discussioni dei personaggi sulla natura umana e sulle credenze degli uomini. Il clima tormentato è accentuato anche da una scenografia molto azzeccata. Infatti sembra quasi una prigione in cui gli uomini, deboli e spauriti, sono alla mercè di potenze più grandi di loro.
Tuttavia, a momenti di puro terrore se ne alternano altri piacevolmente comici. Ciò grazie alla sofisticata elaborazione del testo di Letizia Russo e alle talentuose interpretazioni degli attori. In particolare l’interprete di Satana, Michele Riondino, ha dato prova di grande abilità apparendo grottesco e affascinante allo stesso tempo. La sua fisicità e la sua espressività sono state vincenti, innalzando l’intero spettacolo ad un altro livello
Federica Rosellini, nei panni di Margherita, ha portato in scena un’esibizione estrema e viscerale. Mentre l’interpretazione di Francesco Buonomo, nel doppio ruolo del Maestro e di Ponzio Pilato, è stata profondamente sentita. La regia di Andrea Baracco ha poi trasportato il pubblico in un incubo sublime fatto di voci, luci e fuoco.
Il tutto termina con una rivendicazione rabbiosa eppure trionfante da parte del Diavolo. Egli infatti ribadisce il suo dominio sugli umani, la sua affinità con quei peccatori tormentati.
Questo spettacolo, come ogni forma d’arte che sia tale, fa lavorare il cervello, può lasciare interdetti e perfino scandalizzati.
“Il Maestro è Margherita” è un sublime assaggio di avanguardia.