Un debutto folgorante quello di Kinky Boots, nuova produzione del teatro Nuovo di Milano, per la regia di Claudio Insegno, in scena solo a Milano fino a domenica 6 gennaio 2019.
Kinky Boots è un musical da anni in scena a Broadway e nel West End londinese (dove chiuderà a metà gennaio). Un musical che dall’aprile del 2013 ha racimolato ben sette Tony Award (l’oscar del teatro negli Stati Uniti) tra cui quello come miglior musical.
Lo show è liberamente ispirato dall’omonimo film del 2005 che vedeva come protagonista il futuro premio oscar (per “12 anni schiavo”), il bravissimo Chiwetel Ejiofor, nelle scomodissime vesti (in ogni senso) di Lola, Drag Queen dei sobborghi londinesi.
La storia riporta un fatto veramente accaduto. Charlie Price erede, suo malgrado, di una fabbrica di scarpe nella cittadina di Northampton (nord di Londra), attività portata avanti prima da nonno poi dal padre.
Il padre muore improvvisamente lasciando a Charlie l’onere di proseguire il lavoro e di assicurare un futuro ai propri dipendenti diventati una famiglia. Ma il padre omette che l’azienda sta andando in fallimento, cosa che Charlie scoprirà in modo brusco, gettandolo nello sconforto. Si reca a Londra per cercare di svendere, inutilmente, ad un amico le collezioni. In un vicolo si imbatterà in una “figura”, una donna che sta per essere assalita da due malintenzionati.
Incontrerà così Lola, una drag queen, spiritosa e carismatica, una testa calda “che fa esattamente il contrario di tutto ciò che le viene detto”. Come Charlie anche Lola ha subito pressioni dal padre che, scoperto della tendenza del figlio fin da piccolo, cerca di instradarlo alla boxe.
Tornato a Londra e sollecitato dall’operaia Lauren che lo invita a guardarsi attorno e a crearsi una propria nicchia di mercato, Charlie si ricorderà dell’incontro di Lola e delle sue “Angels”, uomini di un certo peso costretti a indossare tacchi da donna che, in quanto calzature realizzate per donne, non sostengono il peso maschile (e Lola è molto “prestante”).
Decide così che quella delle calzature per “drag queen” sarà la sua fascia di mercato, con l’idea di presentare questa nuova collezione alle sfilate per calzature di Milano
Questo è l’inizio sia del film che dello spettacolo. Premetto che ho visto ripetutamente il film, bellissimo, mentre non conosco la versione di Broadway, per cui, credo per esigenze di scrittura, alcuni aspetti del film sono cambiati, primo fra tutte la figura di Lauren, nel film molto dolce e vera consigliera di Charlie, nello show una simpatica pazzoide un po’ svampita e pasticciona.
Vedo quindi per la prima volta la trasposizione teatrale della pellicola. Premesso questo, lo show funziona e funziona davvero bene. A partire dall’adattamento delle canzoni di Cindy Lauper, al cui adattamento in italiano ha contribuito Emiliano Palmieri. E’ una delle poche volte che sento versioni italiane scritte davvero bene.
Lola/Simon è interpretato dal performer francese Stan Believance. Bravo nel recitato e nelle pose brillanti, limitato nel canto. Marco Stabile (Jersey Boys), è perfetto nel ruolo di Charlie Price così come la sorprendente Martina Lunghi nel ruolo dell’operaia Lauren che aiuterà Charlie Price nella sua impresa. Una figura che però è stata stravolta rispetto al film, ma, come ho già detto, non avendo visto il musical suppongo sia stata descritta così nel libretto. Bravo, anche se nel breve ruolo di Harry, Claudio Zanelli (Jersey Boys e prossimamente We Will Rock you), l’amico a cui Charlie tenta di svendere le sue collezioni.
Molto bene anche Claudia Campolongo nel ruolo dell’operaia Trish e Giuseppe Galizia nel ruolo del vecchio capo fabbrica George. Ma il pubblico del Nuovo che ha assistito venerdì al debutto ha tributato il successo alle sei Angels, le drag queen che accompagnano Lola nei suoi spettacoli, sorelle di vita. Sei ballerini bravissimi che con totale naturalezza ballano sui tacchi (coreografie di Valeriano Longini), indossano costumi stravaganti (realizzati da Lella Diaz) senza apparire ridicoli.
Efficace la scenografia di Francesco Fassone che richiama l’interno di una vecchia fabbrica della provincia inglese, tutta mattoni scuri, ferro arrugginito, vecchi bancali, vetrate opache, che, all’occorrenza, si trasforma in un bar.
La direzione di Claudio Insegno non fa una piega. Suppongo che si sia divertito a dirigerlo perché questo divertimento è palpabile sul palco e trasmesso al pubblico.
Dopo “Jersey Boys” e “Spamalot”, Claudio fa ancora centro. Grazie anche a un testo, come i precedenti, scritti bene in origine, e a spettacoli perfetti e rodati all’estero.