Filumena Marturano, quella che tra le commedie di Eduardo De Filippo è stata la più conosciuta ed apprezzata, sarà in scena dal 7 all’ 11 novembre al Teatro Politeama Rossetti di Trieste.
Filumena Marturano può, a ragione, essere considerato un classico del teatro del Novecento dal quale molti hanno tratto opere diventate famose a loro volta. Vittorio De Sica, ad esempio, ne trasse il celebre Matrimonio all’italiana interpretato da Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Ma la commedia non ebbe successo solo in Italia. Franco Zeffirelli diresse l’opera tradotta per il pubblico londinese che giunse, dopo due stagioni di successi, a debuttare a Broadway con la regia di Laurence Olivier.
La fortuna di questo testo è da imputare alla maestria di De Filippo nel costruire una raffinata architettura drammaturgica e nello scegliere un tema che si dimostra sorprendentemente attuale ancora oggi.
La vicenda e il dilemma etico
Al centro della vicenda sta una donna: Filumena, nata e cresciuta nei bassi della città di Napoli, dove al caldo del sovraffollamento si preferisce il freddo che fa sbattere i denti.
Addò è meglio ‘o friddo c’ ‘o calore
Costretta a prostituirsi già da ragazzina per non gravare sulla famiglia, Filumena conosce Domenico Soriano, figlio di un ricco e rinomato pasticcere. Da allora innamoratasi stringe una relazione con il volubile Dummi’. Per 25 anni si è prodigata a governare la casa con sincera devozione subendo le intemperanze di Domenico.
Ma quando scopre che Domenico è intenzionato a sposare una ragazza molto più giovane, escogita un inganno per costringerlo a sposarla. Fingendosi gravemente malata gli estorce il matrimonio in articulo mortis. Filumena che non ha mai chiesto nulla adesso reclama quello che le spetta. Gli rivela di essere madre di tre figli, ormai grandi, e che uno di questi è suo.
Il dilemma etico attorno a cui ruota la vicenda si svela in tutta la sua attualità. Filumena non vuole rivelare a Domenico (e non lo farà) quale dei tre è suo figlio, affinché a tutti venga dato il nome di Soriano. Lotta contro la legge di allora e il pregiudizio di oggi per affermare con forza e nobiltà che:
’E figlie so’ ffiglie… E so’ tutte eguale
La regia fedele a Eduardo
La regista Liliana Cavani esordisce nel teatro di prosa proprio con questa intensa opera di De Filippo. Dando vita a una premiata e acclamata edizione che vede protagonisti sul palco Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses.
La regia della Cavani è fedele, non a quella di ma a Eduardo. Rispettati i tempi e le composizioni, ma lucidati con una impercettibile patina contemporanea che convince il pubblico. Le colonne sonore del compositore Theo Teardo vanno in questa direzione, anche se è un vero peccato che siano state pensate maggiormente per gli intermezzi tra gli atti.
Filumena e Don Dummi’
La Filumena di Mariangela D’Abbraccio è fiera e potente. Domina il palco con esperienza e credibilità. La voce e i gesti arricchiscono il personaggio di un sottotesto prezioso e si immettono in completa armonia nella maniera di fare teatro di De Filippo. Mariangela D’Abbraccio delinea un personaggio a tutto tondo portandoci a svelare lentamente tutte le sue sfaccettature. Commovente nel finale il pianto catartico di questa eroina classica. Agrodolce il sospiro incredulo di Filumena – al calare del sipario – che si scopre a piangere per la prima volta nella sua vita.
Saie quanno se chiagne? Quanno se cunosce ‘o bbene e nun se pò avé! Ma Filumena Marturano bene nun ne cunosce… e quanno se cunosce sulo ‘o mmale nun se chiagne.
Senza dubbio dover impersonare Filumena Marturano, alla luce del confronto con le grandi attrici che l’hanno interpretata, è il compito più difficile. Ma anche il ruolo di Domenico Soriano scritto, diretto e interpretato dallo stesso Eduardo non è cosa semplice. Geppy Gleijeses calza il personaggio elegantemente e convince sempre di più mano a mano che lo spettacolo procede. Con la messa in crisi del protagonista maschile affiora il calore del contributo di Gleijeses.
Una nota di merito va al cast che ha accompagnato i due protagonisti, con una particolare menzione a Nunzia Schiano nei panni di Rosalia Solimene.
All’uscita
Sono cresciuta guardando le versioni televisive delle commedie di De Filippo e sono stata fortunata a vederne alcune messe in scena dal figlio Luca. Prima dello spettacolo fremevo nell’attesa sperando di non rimanerne delusa. Sono uscita dal teatro con le braccia allacciate al petto per non far scappare la sensazione di aver ritrovato qualcosa che credevo perso nel passato.