E’ uscito lo scorso 20 Settembre per Marsilio Editori L’amore al tempo degli scoiattoli, il primo romanzo della scrittrice Elizabeth McKenzie ad essere pubblicato in Italia e finalista al National Book Award.
La storia è quella di Veblen e Paul. I due si amano e hanno deciso di sposarsi. Veblen traduce dal norvegese per passione, non si preoccupa di essere una precaria e ha una passione smodata per gli scoiattoli, tanto da convincersi che essi siano in grado non solo di parlarle, ma anche di trovare soluzioni alla sua vita sconclusionata, strana, piena di un disadattato ottimismo e strane manie.
Paul, al contrario, è un neurochirurgo, affascinante perché inconsapevole del proprio fascino, alle prese con un brevetto scientifico che dovrebbe aiutare il recupero dei veterani di guerra che hanno subito danni al cervello per la sindrome post-traumatica. I due vivono a Palo Alto, in una California baciata dal sole e, al tempo stesso, asservita ad una natura nella quale Veblen si sente al sicuro, in un rifugio che ha costruito letteralmente con le sue mani a immagine e somiglianza della sua personalità.
Ma con la proposta di matrimonio di Paul e il suo immediato e sentito « sì » l’equilibrio dei due viene messo a dura prova quando arriva il momento di presentare le rispettive famiglie. Veblen, con una madre angosciante e ipocondriaca, un padre chiuso in un istituto di sanità mentale; Paul con genitori coltivatori di marijuana, così dediti alla cura del fratello disabile Justin, da aver spinto Paul a sentirsi sempre un ospite sgradito all’interno della sua stessa famiglia.
L’amore al tempo degli scoiattoli è un romanzo che parte da un presupposto alquanto semplice e diffuso: due persone si amano e vogliono sposarsi. Ci riusciranno, nonostante tutti gli ostacoli che capiteranno sul loro cammino?
Tuttavia, a far avanzare la letture di questo romanzo strano e bellissimo, non è tanto la voglia di sapere se i nostri eroi riusciranno a confezionare il loro personale lieto fine; la curiosità del lettore è tutta su di loro, su questi due personaggi a tratti assurdi, a tratti così pieni di dolore da spingere fino alla commozione.
Il libro di Elizabeth McKenzie si presenta ad una prima occhiata superficiale come una commedia brillante sull’amore e i dispetti che sempre si trascina dentro, ma nelle pagine c’è molto di più della storia d’amore tra due anime che si sono incontrate. L’inchiostro della storia veicola un senso profondo di solitudine e di riscoperta, di traumi e ingiustizie. Ci sono passaggi surreali, che fanno della farsa il proprio tratto distintivo e altri che sono così intimi da risultare come una carezza nella coscienza di chi legge.
Lo stile della scrittrice, poetico e scorretto allo stesso tempo, che gioca con l’utilizzo delle parole e il significo che ad esse siamo abituati a attribuire, prende per mano il lettore e lo trascina in una California abbacinata ma anche spettrale, che insieme ai raggi dorati descrive anche cottage che sembrano essere usciti da una vecchia favola dei fratelli Grimm.
I due protagonisti sono esseri imperfetti, a tratti fastidiosi. Abituati a vivere nel bosco del loro stesso amore, vengono trascinati fuori dalla loro solitudine condivisa per affrontare il mondo vero, quello brutale che non li capisce e che li deride.
Il risultato è una storia che trasuda umanità e partecipazione, che mette il lettore davanti a zone sconosciute della sua individualità, divertendolo e facendolo riflettere. Una lettura inusuale, originale. Di quelle che dovrebbero arricchire la biblioteca personale di ognuno di noi.