La luna di carta
dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri
regia di Maria Luisa Bigai
dal 12 gennaio al 10 marzo Teatro Stabile del Giallo
Chi vi scrive è andato a teatro a vedere la televisione ma molto meglio : senza la pubblicità!
Poco più di un’ora e mezza di spettacolo.
I personaggi sono caratterizzati, praticamente, allo stesso modo della linea dettata dalla fiction (pure il giubbotto di Fazio dev’essere lo stesso!)
Anticipo l’obiezione : “ma perché è Camilleri che ne traccia la linea nei suoi romanzi !” mi direte voi.
“No”, vi dico io!
Il lavoro del romanzo lascia grande spazio all’immaginazione dei personaggi. Seppur a grandi linee ne vengono tracciati i contorni, l’autore sta ben attento a non incasellare mai i protagonisti delle storie in schemi ferrei per lasciare spazio di largo respiro nell’immaginazione del lettore/spettatore.
Certamente la gente si è divertita da morire a ridere per l’intercalare dialettale, ammiccamento al pubblico poco raccolto da “chi vi scrive” vista la medesima appartenenza vernacolare dell’autore, e per tanto anche la sottoscritta parla così senza per questo sbellicarsi dalle risate ogni volta che apre bocca, ma questa è un’altra storia.
Nino D’Agata risulta credibile nei panni del Commissario Montalbano, nonostante abbia a che fare con una ‘signorina’ che gli dice di non essere sposata pur portando la fede al dito!
Gli espedienti della scenotecnica sono di tutto rispetto, ed anche gli accostamenti musicali al cambio di luci risultano riusciti.
L’intero lavoro è vissuto in “soggettiva” da questo Montalbano che, all’ennesima indagine, comincia ad avvertire “l’incombere dell’età” con tutti i suoi fantasmi. Dialoghi macchietta si alternano a momenti di profondità per arrivare alla presa di coscienza finale : la metaforica questione se credere o non credere che la “luna sia di carta” .
Di grande impatto visivo l’intero lavoro e, per tanto, mi sembra giusto citare Andrea Bianchi (scenografie) e Vincenzo Raponi (disegno luci) che hanno reso questo possibile.