Per Eugenio Finardi la prima volta ufficiale a Trieste è stata quarant’anni fa, nel 1979, al Castello di San Giusto con un concerto che venne ripreso ed è conservato nelle teche Rai, la seconda due anni fa in un Teatro Miela stracolmo.

La terza ieri sera, quando è tornato in quel Castello di San Giusto per “Finardimente” riscuotendo lo stesso successo.

Un pubblico pronto per una gran festa e per intonare tutti i suoi successi.

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Ma Finardi ha aperto il concerto confessando una prima volta a San Giusto precedente alle occasioni citate: si torna indietro al 1973 e lui è fonico del tour di Parsifal dei Pooh!

#FINARDIMENTE: una parola composta che è insieme un avverbio, un nome, un verbo. Tre modi per rispondere al dubbio su cosa sia la Verità nell’Arte.

In questo tour è accompagnato dai Giuvazza (Giovanni “Giuvazza” Maggiore alle chitarre, Claudio Arfinengo alle percussioni e Marco Lamagna al basso), Alex Catania alla tastiera e Federica Finardi Goldberg al violoncello

Italia, o dolce Italia.

Tra i grandi successi riproposti al pubblico anche una versione un po’ cubana di “Dolce Italia”, quell’Italia che in fondo rimane un paese vivibile e sempre quella dolce Italia cantata nel 1987.

“E lo dice uno che nel 1975 ha avuto la possibilità di scegliere se rimanere in Italia, pur avendo la doppia cittadinanza italo americana, per registrare il suo primo album o se trasferirsi con la sua famiglia in Massachusetts.

Io scelsi di rimanere qui perché mi sembra che qui ci siano più sogni e che la qualità della vita sia più alta in Italia.”

In questi quarantacinque anni, ammette, non si è mai pentito di questa scelta.

Non si è soli, mai

E’ così bello quello che stiamo facendo perché in fondo siamo uomini sociali, stiamo facendo l’ultimo “upgrade” dell’antica tradizione di mettersi attorno a una fonte di luce e fare musica.

Questo credo serva a non essere soli mai.

Ecco la bellezza di concerti come quelli di ieri sera, è il fatto di non sentirsi soli, trovarsi tutti, giovani e meno giovani a intonare tutti insieme le canzoni, chi le più recenti, chi quelle che vanno più in là nel tempo.

Aggiungiamoci poi il scoprire, lungo tutto il concerto, un cantautore che ti faccia provare la meraviglia che prova lui stesso a stare in un posto speciale per lui e il piacere sì di interpretare ma anche di raccontare le canzoni (come nascono, aneddoti di vita,…)

Cantautore, prima ancora bluesman, ribelle ma raffinato, rock e impegnato, è difficile racchiudere l’essenza di Finardi.

Varie sfumature di uno stesso artista che si completano a vicenda in modo complementare in un cantautore che ha accompagnato con le sue canzoni diverse generazioni , mantenendo sempre un ritmo al passo con i tempi.

Foto di Andrej Skrinjar
Opening Act: Paola Rossato

Un opening act non facile, impegnativo e di spessore

E’ quello della cantautrice goriziana Paola Rossato, finalista al Premio Tenco 2018 che ha presentato il suo primo album “Facile”, uscito il primo di Aprile.

Un album, a parte i giochi di parole, non facile.

Tra i pezzi presentati si è ascoltato del mondo del lavoro; un mondo nel quale, se si ha la fortuna di averlo, si può incorrere in situazioni di mobbing o, come in “E’ ancora casa” è trattato il tema dello sfratto.

La cantautrice è stata accompagnata ieri sera dalla sua band: Sergio Giangaspero, Andrej PirJevec e André Araujo.

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