Fra le opere più belle e complesse di Giuseppe Verdi, il Don Carlo ha una gestazione lunga e articolata che permette di godere di ben tre differenti versioni: l’originale francese in 5 atti del 1867 e le due versioni italiane, quella scaligera in 4 atti del 1884 e quella modenese in 5 atti del 1886.
Nonostante i tagli effettuati dal compositore stesso, persino nell’adattamento più essenziale, l’opera resta densa e ricca, sia sul fronte solistico sia su quello d’assieme, dando così la possibilità a tutti gli interpreti di mettere in mostra le proprie doti sceniche e vocali al meglio.
Eppure, nonostante l’attenzione divistica nell’assegnazione dei brani, il meccanismo drammatico si conferma ineccepibile. Gli avvenimenti vanno a concatenarsi con naturalezza – mentore principale Friedrich Schiller – e ci conducono senza troppe incongruenze librettistiche al finale d’effetto, con l’inaspettata apparizione di Carlo V.
Il Comunale di Bologna ne presenta un allestimento originale, ma estremamente pregevole. Il fulcro di questa piacevolezza non risiede tanto nei bizzarri quanto confusionari costumi di Giancarlo Colis e neppure nella regia di Henning Brockhaus, la quale nonostante non sia stata apprezzata dai più si manifesta come decisamente poco invasiva. Meglio, molto meglio risulta il disegno delle luci che il regista firma e che sembra citare Pollock o, grazie anche ai supporti scenici, financo Alberto Burri e le sue creazioni materiche.
Il punto di forza però è costituito dalle imponenti scene di Nicola Rubertelli, che si aprono e si chiudono su questo dramma a tinte fosche incentrato sui conflitti Chiesa/Stato, Padre/Figlio e Rivoluzione/Assolutismo: in fondo stadi diversi di una esigenza di affrancamento da un potere superiore e, allo stesso tempo, desiderio di costruzione di una nuova realtà. L’imponenza scenica si rispecchia per intero sul fronte musicale che vede impegnati artisti di eccellente qualità, a partire dalla superba direzione di Michele Mariotti.
Il giovane direttore, alla guida dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, riesce a illuminare ogni minimo dettaglio di una partitura complessa e stratificata, in cui Verdi ha riversato la sua esperienza e la sua visione drammaturgica della musica. Mariotti canta con gli interpreti, li guida con mano ferma e gesto sicuro, ampio quanto basta, ma sempre in relazione a quanto avviene in palcoscenico, e l’orchestra lo segue fedelmente. Accanto a lui spicca un team di protagonisti all star.
Il trio dei bassi è ben rappresentativo delle peculiarità insite nel medesimo registro vocale: Dmitry Beloselskiy è un Filippo II a volte un po’ eccessivo, ma dal colore bruno e autoritario; Luca Tittoto è un frate dalla emissione pressoché perfetta; Luiz-Ottavio Faria vince spostando l’asse sulla interpretazione laddove la voce, non propriamente cavernosa, resta limitata nel volume.
Di grande classe è il Rodrigo di Luca Salsi che tocca l’apice nella scena della morte, mentre Roberto Aronica è un Don Carlo virile, brunito e completamente a fuoco. Maria José Siri, pur essendo una regina scenicamente monotona, ha voce piena e rotonda che si sposa perfettamente con la regalità (almeno prima del piccolo malore che non le ha permesso di continuare lo spettacolo, sostituita da una giovane cantante dell’Opera Studio).
La Principessa Eboli è Veronica Simeoni che unisce scioltezza scenica a una vocalità scattante e sempre associata a un fraseggio intelligente e dal giusto colore drammatico. Anche il Tebaldo della giovane Nina Solodovnikova è piacevole, Sebbene ancora dovrà maturare. Ottime le parti minori, ma su tutti spiccano i sei deputati fiamminghi: Federico Benetti, Alex Martini, Luca Gallo, Paolo Marchini, Abraham García Gonzáleze e Carlo Malinverno.
Peccato che fosse solo l’ultima recita!
Teatro Comunale di Bologna
Don Carlo
14 gugno 2018
Filippo II Dmitry Beloselskiy
Don Carlo Roberto Aronica
Rodrigo Luca Salsi
Il Grande Inquisitore Luiz-Ottavio Faria
Un Frate Luca Tittoto
Elisabetta di Valois Maria José Siri
La Principessa Eboli Veronica Simeoni
Tebaldo Nina Solodovnikova
Il Conte di Lerma Massimiliano Brusco
Un Araldo Reale Rosolino Claudio Cardile
Una voce dal cielo Erika Tanaka
Deputati fiamminghi Federico Benetti
Alex Martini
Luca Gallo
Paolo Marchini
Abraham García González
Carlo Malinverno
Direttore Michele Mariotti
Regia e luci Henning Brockhaus
Scene Nicola Rubertelli
Costumi Giancarlo Colis
Coreografie Valentina Escobar
Maestro del Coro Andrea Faidutti