Ha debuttato al Teatro Nuovo di Torino Otello, l’ultimo bacio, il nuovo spettacolo fortemente voluto dagli autori – Fabrizio Voghera (musiche e liriche) e Francesco Antimiani (testo e liriche), che ripercorre in chiave moderna – andando oltre un’impostazione puramente lirica – il popolare dramma shakespeariano.
Ambientato in un’epoca moderna, benché non precisamente definita, lo spettacolo può contare su un imponente impianto scenografico, ideato da Fabrizio Voghera e realizzato in collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Torino.
L’impatto visivo della struttura scenica nel suo complesso è talmente efficace da sembrare di trovarsi a bordo del Titanic; tuttavia, l’utilizzo di videoproiezioni statiche – riprodotte su fondale, senza alcuna funzione narrativa – non rende giustizia alla rappresentazione né di una Venezia industriale, né di una Cipro marittima.
I costumi sono realizzati in stile militare per i personaggi maschili, mentre i ruoli femminili e il corpo di ballo vestono ispirandosi allo street style.
Il cast è interamente formato da interpreti che hanno già condiviso il palco, partecipando a spettacoli con le musiche firmate da Riccardo Cocciante (Notre Dame de Paris, Giulietta e Romeo); tale influenza risulta evidente nella drammaturgia musicale di questo Otello, con echi neanche troppo velati, riconducibili a brani come Zingara, La cavalcatura, Mio Febo, Vivere per amare…
A livello drammaturgico
A livello drammaturgico, lo spettacolo funziona, anche se si nota un certo disequilibrio tra la durata dei due atti e l’approfondimento di vicenda e personaggi: durante i primi 50 minuti, si scava a fondo nell’esistenza e nella psicologia di ciascun personaggio; nell’ora successiva, importanti snodi nella trama vengono sorvolati, quasi senza essere spiegati.
Tale impostazione produce i suoi effetti anche sui personaggi: il ruolo di Otello sembra scritto per non emergere e diventa un autogol a discapito dell’autore/protagonista Fabrizio Voghera, che mette comunque tutta la sua esperienza professionale al servizio di un’interpretazione struggente e fuori dagli schemi.
Mattatore e autentico deus ex machina della vicenda risulta, però, Francesco Antimiani, nel ruolo di Iago, che caratterizza il proprio personaggio, sviscerando le numerose sfaccettature offerte da sentimenti quali invidia e vendetta.
Un’interpretazione che lascia il segno già a partire dalla propria I am song (Io non sono quel che sono) e si sviluppa gradualmente, specie nelle scene condivise con la vocalità graffiante e disperata di Andrea Manganotto, altra rivelazione nel ruolo di Rodrigo.
Luca Marconi veste i panni di Michele Cassio, fedele luogotenente di Otello.
Il ruolo della donna viene rivalutato in quest’opera rivoluzionaria: Alessandra Ferrari interpreta una Desdemona giovane, ma determinata, che sa farsi ascoltare e offre al pubblico momenti di intensa emozione; Claudia Paganelli/Emilia sa riconoscere i propri sbagli e trova così la forza di tenere testa al manipolatore Iago, suo marito.
Lalo Cibelli è un Brabantio dalla vocalità baritonale impressionante, ma tende all’eccesso, per cui, la sua performance, nonostante l’incisiva espressività, non risulta particolarmente entusiasmante.
Completa il cast Alessandro Cavara, nel doppio ruolo di Montano/Doge.
La regia di Wayne Fowkes compensa i difetti già descritti a livello drammaturgico. Il regista ha montato anche le coreografie dello spettacolo, con la collaborazione di Tony Lofaro: il corpo di ballo – pur risultando spesso penalizzato da un disegno luci esageratamente intimistico e privo di efficacia – conquista un meritato momento di gloria nella scena d’apertura del secondo atto, un company number stilisticamente disinvolto, divertente e significativo.
Otello, l’ultimo bacio è, nel complesso, una produzione meritevole, alla quale va concesso il beneficio di poter crescere nel tempo.