Sul palco del Teatro Miela di Trieste, Ksenija Martinovic ci fa ripercorrere la storia dei Balcani tra gli anni ’70 ed i ’90 attraverso un monologo tratto dal libro pubblicato nel 2001 Diario di una casalinga serba di Mirjana Bobic Mojsilovic e messo in scena da Fiona Sansone.
Questo spettacolo è stato rappresentato anche negli Stati Uniti ed ha vinto il Premio Nazionale Giovani Realtà del Teatro 2014 – sezione monologhi.
All’inizio della storia Andjelka è una bimba di 10 anni : è nata nella Jugoslavia di Tito ed indossa con orgoglio il fazzoletto rosso dei Piccoli Pionieri.
La bambina cresce e Tito muore, la Jugoslavia implode ed incomincia il periodo dei nazionalismi : quelli che fino a ieri erano se non parenti, perlomeno amici, diventano nemici giurati. Inizia il periodo delle guerre, delle pulizie etniche.
In Serbia sale al comando Slobodan Milošević, uno che il Tribunale penale internazionale dell’Aia avrebbe condannato per genocidio se non fosse morto poco prima della sentenza.
La bambina si fa donna, e viene travolta anche lei dal vortice nazionalistico. Fino al disincanto finale.
Come si fa a distruggere un paese così bello?
Ksenija Martinovic
E’ sola in scena la giovane Ksenija Martinovic, nata a Belgrado nel 1989 ma cresciuta ad Udine dove ha studiato all’Accademia Nico Pepe di Udine. E’ sola ma sembrano almeno 4 o 5. Ammirevole la sua capacità di trasformazione dalla bambina giocosa alla donna distrutta.
Cambiamenti fatti senza sfarzo, basta spostare un elastico per capelli e la bambina diventa adolescente. Basta indossare una vestaglia e l’adolescente diventa una quarantenne sconfitta.
Con lei pochi oggetti : tre cassette che man mano si compongono e scompongono diventando tutto il necessario per raccontare la storia : un pulpito da cui fare una predica, un letto, delle poltrone ed altre cose. Dei giornali e soprattutto un mangianastri a cassette che consente di completare la presenza scenica.
Ma in scena c’è soprattutto lei, 50 minuti di pura bravura.