In scena al teatro Vascello fino al 6 gennaio Fratto_X, il nuovo spettacolo di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, si può letteralmente definire un successo meritato ed acclamato.
Un’ora e mezza di spettacolo, durante la quale il pubblico è trascinato in una dimensione che a poco a poco prende vita, assume una sua forma, una sua carnalità, un suo nuovo linguaggio. E proprio attraverso questo linguaggio il sistema di personaggi, fantasie e pensieri scottanti al limite del paradosso, si decostruisce uscendo dagli schemi ordinari e percorrendo strade insolite al di là dell’orizzonte d’attesa. Tutti elementi questi, che ricordano e portano avanti quel progetto rivoluzionario e avanguardistico tipico del Novecento: dal teatro dell’assurdo beckettiano agli stravolgimenti linguistici di un Palazzeschi, la parola si spersonalizza, perdendo il suo io, la voce che la esprime, la mente che la concepisce, fino a smaterializzarsi in un urlo, in un accenno di suono, in una ripetizione ciclica e incalzante che svanisce nella sua stessa eco.
Le parole estrapolate dal loro contesto consueto e prevedibile si rimescolano per dare un nuovo significato all’ordinario Quell’ordinario che nella tirannia comunicativa moderna spesso si accetta ad occhi chiusi finendo per sovrastare con un’ ansia dalle sembianze umane le ambizioni, i tentativi di essere, di essere al mondo e nel mondo. E il tutto senza tragedia, ma con un riso, a volte amaro, mescolato al cinismo che lo contraddistingue, si libera in un’espressività talvolta violenta e irritante, ma estremamente efficace. Il messaggio c’è ed è chiaro, rimbomba nella mente di chi assiste allo spettacolo anche e soprattutto dopo che questo è finito; la risata non è mai sterile, mai fine a sé stessa, mai sguaiata, ma sempre volta alla riflessione. Chi ha imparato ad apprezzare Rezza negli anni attraverso spettacoli come Io, Pitecus, 7-14-21-28, ha avuto modo di capirne lo schema e il senso finale che sottende alle sue critiche, alle sue denunce, al suo modo di esprimersi, entrando in un mondo che incuriosisce e diverte. Attraverso lo sketch, la battuta pungente, il ritmo incalzante che coinvolge direttamente anche il pubblico, in questo nuovo spettacolo Rezza aggiunge un carattere ancora più morale e provocatorio.
Senza essere mai veramente esplicito, ma con quella sottigliezza arguta e schietta propria dell’arte, porta in scena rimandi al clima politico moderno attraverso la metafora sessuale, presenta la condizione di totale sottomissione della donna (interpretata da Ivan Bellavista) che parla con la stessa voce dell’uomo muovendo solo la bocca e creando dei divertenti effetti fuori sincrono; e ancora, un personaggio muto investito dall’Ansia rivela, come in una seduta psicanalitica portata all’esasperazione traumi infantili; oppure Mario che da sempre non riesce a non essere Mario, non riesce a non comportarsi da Mario e torna sempre indietro da Mario, perché da Mario “sta bene”.
In questo affresco di storie e personaggi Rezza, ancora una volta, regala al pubblico le immagini distorte di un mondo distorto, e lo fa attraverso il suo punto di vista, attraverso il punto di vista dell’artista, quell’artista che Pasolini avrebbe definito come “una contestazione vivente” perché il suo “aprire bocca è scandaloso, sempre”.