I bei giorni di Aranjuez di Peter Handke è in scena al Teatro Stabile Sloveno. Vede in scena due volti noti del panorama sloveno Nataša Barbara Gračner e Ivo Ban. La regia è sotto l’occhio attento di Igor Pison, il quale ripesca Peter Handke e ci fa ripartire dalle matite.
Nella scena di questo dialogo estivo I bei giorni di Aranjuez c’è solitudine, ma senza amarezza, c’è amore ma anche crescita, c’è eros ma anche la, guadagnata, pace dei sensi.
Un’ora e venti minuti, che vedono la scena occupata da un uomo e una donna, di cui non conosceremo le identità se non solo alla fine. Un uomo e una donna intenti in un dialogo apparentemente senza nè capo nè coda. Due figure congelate in una dimensione altra, lontana da noi. Silenziosamente irreale.
Una specie di racconto di una serie di sogni, una serie di immagini che vengo rievocate. Quasi come ad essere dallo psicanalista per metterle in ordine.
Infatti è qui che rintracciamo lo stile di Peter Handke, autore nato nel ’42 da una madre, nubile, che apparteneva alla minoranza slovena della Carinzia. In quegli anni la regione austriaca della Carinzia scomparse per venire annessa alla Germania nazista. Peter Handke prende il cognome dal compagno della madre, il quale suggerirà prima di trasferirsi a Berlino per poi ritornare in Carinzia.
Nei passaggi, da un territorio ad un altro, il Peter bambino smarrisce qualcosa, è poco incline alla socializzazione, soprattutto per una serie di lacune linguistiche tra tedesco e slavo, che gli spostamenti gli hanno creato.
La figura della madre del piccolo Peter diventa di fondamentale importanza. La donna cercherà di coltivare un importante rapporto con il figlio, passando con lui molto tempo a raccontargli storie. Storie della sua giovinezza, della sua famiglia. Storie di un passato che piano piano diventa come un sogno che quasi si annebbia.
La matita scrive anche in assenza di gravità
Si dice che Peter Handke sia un grande consumatore e collezionista di matite e che ami annotare tutto su un taccuino, sopratutto i sogni.
L’attenzione e la precisione nell’annotare tutto rende la drammaturgia di Handke vivida di immagini. Una precisione quasi maniacale.
Certo non si può dire che lo spettacolo sia di facile fruizione a causa della sua staticità, qualcuno ci ha visto anche una sorta di azione provocatoria da parte di Pison.
Nataša Barbara Gračner e Ivo Ban sono eccezionali. Entrambi usano una recitazione asciutta e completamente sottomessa al testo, senza l’esigenza di infarcirlo con nessun di più.
Credibili da prima che il pubblico prenda posto in sala.
info sulle repliche
venerdì 12 gennaio, ore 20.30 A1
sabato 13 gennaio, ore 20.30 B1
giovedì 18 gennaio, ore 20.30 D1
venerdì 19 gennaio, ore 20.30 A2
sabato 20 gennaio, ore 20.30 B2
domenica 21 gennaio, ore 16.00 C1
venerdì 2 febbraio, ore 20.30 A3
sabato 3 febbraio, ore 19.00 B3
domenica 4 febbraio, ore 16.00 C2
Sala Ridotto
con sovratitoli in italiano
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