A Teatro Trastevere fino al 22 dicembre va in scena lo spettacolo Astor, l’assassino del tango, scritto e diretto da Emanuele Bilotta, che ripercorre la vita di Astor Piazzolla.
Nell’ultima notte un Piazzolla (Alberto Brichetto) nostalgico e tremante ci svela alcuni momenti della sua vita, accompagnato dalla costante presenza di Musica (Maria Claudia Pesapane), la sua musica che lo abbraccia, lo sfida, lo consola ma non lo abbandona mai.
Con un ultimo bicchiere di whisky il musicista argentino ci racconta le sue bravate tra le strade di Little Italy a New York, ricordando con un sorriso gli amici che stavano al suo fianco e ci regala immagini di quell’Argentina povera dalle tante speranze, dove la musica è consolazione perché regala un sorriso e la forza di andare avanti e sognare.
Piazzolla così, nella penombra di una stanza, ripercorre la sua vita, dai tempi più duri fino all’apice del suo successo, guardando con tenerezza alla mamma dei suoi figli, sospirando nostalgico al ricordo delle sue passioni clandestine. Commovente il ricordo del padre, di quel “nonino” che non lo ha mai lasciato solo, accompagnandolo nelle scelte della vita, ricordandogli il valore di quella musica che ha nel sangue.
Tra i suoi pensieri e nelle sue reminiscenze più profonde Musica è lì.
Segue i suoi umori, felicità e dispiaceri, lo incita, lo abbatte, ma è sempre lì nella stessa stanza e lo accompagna fino all’ultimo respiro, lo respinge e lo riavvolge a sé, in un eterno tango a due.
Musica è viva, in carne ed ossa, con lei riaffiorano i successi del musicista ribelle, le ovazioni nei teatri e le critiche di coloro che non lo hanno capito, non hanno apprezzato il suo genio, accusandolo di essere l’assassino di quella musica tanto amata, tanto desiderata, sua unica ragione di vita.
Un racconto introspettivo del grande musicista Astor Piazzolla reso unico anche dai tangheri che hanno accompagnato la rappresentazione con le loro performance.