Tornatore è tornato. Ed è tornato proprio quel regista che sa emozionare il pubblico con quel suo stile narrativo inconfondibile, particolarmente attento ai dettagli, capace di raccontare quei sentimenti che irrimediabilmente si riflettono su tutte le sfaccettature della vita.
“La migliore offerta”, nelle sale cinematografiche dal 1 gennaio, è l’ultimo film scritto e diretto dal maestro Giuseppe Tornatore che, con un cast tutto internazionale composto da attori del calibro di Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, Donald Sutherland e Philip Jackson, si cimenta in un thriller psicologico girato interamente in lingua inglese.
L’interpretazione magistrale del premio Oscar Geoffrey Rush rende il film asciutto nella sua narrazione ma estremamente espressivo; frammento dopo frammento, infatti, si ricompone gradualmente svelandosi come una vera e propria opera d’arte lasciata nascosta da tempo immemore. Virgin Oldman è un battitore d’asta, un antiquario, o meglio, un luminare dell’arte verso la quale ha dedicato l’intera vita; un giorno riceve la telefonata di Claire Ibeson , interpretata da Sylvia Hoeks, una ragazza che lo incarica di occuparsi della dismissione di alcune opere d’arte della sua famiglia. Una storia d’amore, come possono essercene tante, ma colorita di elementi e di risalti psicologici inusuali, diventa un modo per sondare nell’animo tra verità e finzione, tra illusione e realtà, passando attraverso le fobie e le solitudini umane. Il rischio che si corre, anche sapendo che la posta in gioco è troppo alta, ha come premio la vita stessa, la rinascita che porta il protagonista a trasformarsi fino a diventare veramente uomo.
Sebbene il cast sia interamente internazionale, di italiano ( e ciò si avverte bene!) c’è tutto il resto: dalla fotografia di Fabio Zamarion alle meravigliose musiche di Ennio Morricone, di cui anche questa volta si avvale il regista, sanno dare quel tocco armonico ad una pellicola che fa partecipare i sensi e la mente lasciando lo spettatore con il fiato sospeso fino all’ultima indimenticabile scena. Il film si conclude rimanendo in bilico tra l’amarezza e la speranza che “in ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico”.
Un piccolo capolavoro assolutamente da non perdere.