La vera miseria è la falsa nobiltà

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di Fabiana Errico

“Il mondo dovrebbe essere popolato solo da gente ricca, danarosa … la miseria non dovrebbe esistere!”.

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Così afferma Don Felice in “Miseria e Nobiltà” in scena al Teatro Quirino di Roma.

La commedia ha come protagonista Felice Sciosciammocca  (Geppy Gleijeses) e la trama gira attorno all’amore del giovane nobile Eugenio (Jacopo Costantini) per Gemma (Silvia Zora), figlia di Gaetano (Gigi De Luca), un cuoco arricchito. Il ragazzo ha però paura di non ottenere il consenso alle nozze da parte della sua nobile famiglia perché Gemma è appunto la figlia di un cuoco.

Eugenio si rivolge quindi al salassatore Pasquale (Lello Arena) per trovare una soluzione. Pasquale e Felice, assieme alle rispettive famiglie, si introdurranno a casa del cuoco fingendosi i parenti nobili di Eugenio. La situazione si ingarbuglia poiché il padre di Eugenio, il vero Marchese Favetti (Antonio Ferrante), è innamorato della ragazza al punto di frequentarne la casa sotto le mentite spoglie di Don Bebè. Il figlio, avendo scoperto il gioco del padre lo minaccia di rivelare la verità, e così lo costringerà a dare il suo consenso per le nozze.

Ad arricchire la storia citiamo la pregevole presenza di Marianella Bargilli nel ruolo di Luisella e di famosi caratteristi napoletani come Vincenzo Leto (Biase), Gino De Luca (nel doppio ruolo di Luigino e Vincenzo), Antonietta D’Angelo (Pupella), Gina Perna (Concetta), Loredana Piedimonte (Bettina) ed il piccolo Francesco De Rosa nel ruolo di Peppiniello.

Lo spettacolo si suddivide in due atti : nel primo viene rappresentata idealmente la miseria con una scenografia scarna ed essenziale, caratterizzata da un tavolo e poche sedie malandate; nel secondo la nobiltà, con scenografie (Francesca Garofalo) sfarzose con quinte di carta dipinta, fondalini d’epoca e finti busti di cuochi. Nota di merito  va ai costumi (Adele Bargilli) volutamente kitch che danno alla scena un risvolto molto comico.

Il testo di Eduardo Scarpetta, con la regia di Geppy Gleijeses, rimarrà in scena al Teatro Quirino fino al 20 Gennaio e malgrado la miseria resti miseria e la nobiltà non esista, il lieto fine è comunque assicurato.

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