Ieri 3 novembre, al Politeama Rossetti, il nutrito pubblico del Trieste Science+Fiction ha riempito la sala in attesa di scoprire i vincitori dei Meliès d’or e per l’attesissimo Stefano Bollani.
Il Meliès d’or è il premio organizzato insieme alla European Fantastic Film Federation. Il premio viene conferito per il cortometraggio e per il lungometraggio di fantascienza di produzione europea, scelti tra coloro che hanno vinto il Meliès d’argento.
I premiati sono stati Thelma di Joachim Trier e Expire di Magali Magistry, per la sezione short.
Sul palco alcuni dei membri della giuria competente son saliti Beatrice Fiorentino, giornalista e critica cinematografica e Fabrizio Liberti giornalista, scrittore e autore Rai.
Dopo le premiazioni è il momento della grande musica con Stefano Bollani che, in anteprima a Trieste, esegue un’inedita performance: musicare i classici del cinema delle origini.
Ecco che Bollani ci offre un viaggio nel tempo tra le versioni restaurate di veri e propri esperimenti cinematografici.
Un’atmosfera che sa di poesia tra Musica e Cinema
Stefano Bollani ha in più occasioni confessato il suo amore per la fantascienza. Il tema degli alieni ricorre spesso nei suoi lavori: Arrivano gli alieni è il titolo di un suo album e Dialogo tra alieni è il titolo di uno dei suoi libri.
Alla domanda “Che rapporto c’è tra la fantascienza e il jazz?“, la risposta di Stefano Bollani non lascia dubbi
Il rapporto è immediato. Nei film di fantascienza, quando si cerca di comunicare con una specie aliena, il passaggio obbligato è quella della musica. Spielberg ci ha deliziato con cinque note di Incontri del terzo tipo, ma anche Mars Attacks! e in un certo senso in Arrival il linguaggio verbale non è la possibilità migliore per comunicare con l’alieno. Dobbiamo rifarci alla musica, a linguaggi universali “cosmici”
Dopo averci portato a spasso nel tempo, Bollani si concede in maniera generosa al pubblico che lo acclama, chiedendo al pubblico che pezzi vorrebbero sentire.
Uno spettacolo che diverte sia chi sta in sala che lo stesso Bollani che lo esegue.
La gente esce dal teatro con il sorriso stampato in faccia e quasi senza parole, tanto da riuscire ad articolare solo un
Ehy, ma lui è proprio bravo