“Poi vado istintivamente nell’aula 6, quella degli assistenti, l’unica dove poteva stare la Lipari. Entro e noto per primo Francesco Liparota. Era sulla sinistra, davanti a una libreria. Il suo sguardo è rivolto verso la finestra che ho di fronte. Mi volto e vedo ciò che avevo già notato entrando. Davanti a me, rivoltato di spalle, c’era Salvatore Ferraro; Giovanni Scattone era di profilo, vicino alla finestra. In quel momento ho visto una specie di bagliore e ho sentito un tonfo. È stato contemporaneo. Ho visto Ferraro che si metteva le mani tra i capelli, proprio mentre avveniva lo sparo. Scattone spostava invece le doghe della tenda della finestra. Ritraeva la mano destra con cui impugnava una pistola nera, lunga 25-30 centimetri e la poneva dentro una borsa piazzata di taglio sulla scrivania alla sua sinistra. Nessuno ha parlato. A quel punto è entrata la dottoressa Lipari. C’è stato un gelo. Scattone è uscito e ha bofonchiato qualcosa passando vicino alla Lipari. Ferraro lo ha seguito con la borsa e subito dopo è uscito Liparota. Sono rimasta in silenzio, interdetta. Poi ho lasciato anche io la stanza. Non immaginavo cosa fosse successo. L’ho capito soltanto dopo. Ho cercato di parlarne con qualcuno. Ma era difficile, se non impossibile. Mi trascinavo questo peso tremendo, ma vedevo che nessuno era disposto a parlare, anche soltanto ad affrontare l’argomento.”
(Gabriella Alletto – testimonianza durante un’udienza del processo)
Gino, te lo giuro sui miei ragazzini…! Nun ce stavo, Gì… me credi, Gì?»
(Gabriella Alletto – intercettazione ambientale, parlando al cognato)
Il 9 maggio 1997 Marta Russo, una studentessa dell’università La Sapienza di Roma viene colpita e uccisa da una pallottola vagante mentre passeggia con un’amica in un vialetto interno di facoltà. La notizia, le indagini e il processo hanno una risonanza enorme sull’opinione pubblica e coinvolgono la politica e la società di quegli anni.
Due gli imputati: gli assistenti Salvatore Ferraro e Giovanni Scattone, condannati grazie alla testimonianza di Gabriella Alletto, segretaria della facoltà di filosofia del diritto.
Marta Russo – Il mistero della Sapienza, il romanzo
Lo scrittore e giornalista Mauro Valentini nel suo libro “Marta Russo – Il mistero della Sapienza” (Sovera Edizioni) ripercorre gli eventi e le fasi del processo.
A metà strada tra il romanzo e l’inchiesta giornalistica, di cui mantiene il rigore, l’opera, interessante e coinvolgente, riesce a far rivivere la tensione emotiva di quel periodo e, senza emettere giudizi, lascia al lettore molti interrogativi sul reale svolgimento dei fatti.
Di questi giorni la notizia di un riconoscimento del lavoro di Valentini: il libro ha vinto il Premio Costa D’Amalfi 2017.
Come hai affrontato il lavoro di ricerca?
È stato un lavoro difficile, perché con grande sorpresa abbiamo scoperto con il mio avvocato Emanuela Santini, che i faldoni del “processo più seguito del dopoguerra” come lo aveva definito il direttore del più grande giornale italiano, si erano persi.
La tenacia del mio legale e la buona volontà dei dipendenti dell’archivio della Procura di Roma ha fatto il miracolo di riportarli alla luce. Poi, aperti quei documenti la sorpresa è stata enorme, ed è tutta nel libro.
Un delitto che ebbe una eco mediatica gigantesca. Perchè?
Si, gigantesca. E la spiegazione credo sia semplice e terribile: Marta era la figlia che tutti vorrebbero avere, una ragazza bella, seria, studiosa e di grande spessore morale. Tutti noi ci siamo sentiti colpiti da quel proiettile maledetto, tutti noi abbiamo in un momento compreso che poteva esserci chiunque al posto di Marta.
Poi certamente ha contribuito nel tempo le modalità stravaganti per usare un eufemismo di raccolta delle prove e del procedimento giudiziario, oltre alla demonizzazione tout-court dei due imputati con tanti elementi probatori dati in pasto ai media ma che poi si sono sbriciolati durante il processo.
Se l’omicidio fosse accaduto oggi, con metodi di rilevamento più moderni, le indagini sarebbero state diverse?
È una domanda bellissima questa, una domanda che mi ha camminato accanto in quei 15 mesi di lavoro investigativo. E posso rispondere che no, non avremmo avuto risultato diverso, perché qui siamo difronte ad uno sparo partito per errore da una stanza chiusa tra le tante. Un omicidio che doveva e poteva esser risolto con una accurata analisi della scena e seguendo più piste a 360 gradi. Non una sola, la più irta di contraddizioni come invece si è fatto.
Ecco, credo che questo sia un caso in cui si può asserire che la prove scientifica è disarmata dalla mancanza di possibili tracce. Allora come ora, non si può comprendere una traiettoria che colpisce una persona che parla e cammina a fianco di un’amica come stava facendo Marta. Per me anche ora, come allora, è solo l’indagine che fa la differenza in un caso come questo.
Sei ritornato nei luoghi dove è avvenuto il crimine e hai ripercorso gli eventi. Ti sono venuti dei dubbi sullo svolgimento dei fatti?
Non so chi è stato a colpire Marta e le mie deduzioni le tengo per me e le lascio a chi legge il mio libro. Però ho maturato una certezza: non può esser andata come la versione ufficiale ha scritto e consegnato alla storia. Ho percorso quel viale, sono entrato nelle stanze rese famose dalla cronaca di quei giorni, ho calcolato i tempi e i movimenti definiti dalle testimonianze e posso dire che non può esser andata così come sentenziato dalla Corte di Cassazione. Di questo ne sono certo.
Che cosa ti è piaciuto di questo progetto letterario?
È stato un percorso che mi ha permesso di incontrare tanto pubblico interessato a questa storia terribile e dolorosa, che mi ha fatto toccare con mano, presentazione dopo presentazione quanto sia forte nel pubblico e nei cittadini in genere il desiderio di giustizia.
Anche negli incontri con gli studenti e con le associazioni che mi hanno invitato a raccontare questo mio percorso si sente sempre forte questo desiderio, questa necessità civile.
E poi, ti ringrazio per la definizione letteraria, perché questo è un romanzo, è il racconto di una storia vera ma anche e soprattutto un romanzo di vita, di una vita spezzata sul più bello, quella di Marta a cui il libro è dedicato e quella dei tanti che vario titolo è rimasto schiacciato da questa storia per sempre.