Questa stagione intensa ha visto tornare in Italia il performer Angelo Di Figlia dopo alcune esperienze in musical all’estero. L’ha fatto calcando il palcoscenico sia nel suo ambiente naturale-cioè il musical( Footloose) sia debuttando in uno spettacolo di prosa così abbiamo pensato di farci raccontare direttamente da lui qualcosa di queste esperienze.
Nell’ultimo spettacolo in cui eri presente, Romeo e Giulietta, interpretavi la Balia/Nutrice…che difficoltà hai incontrato?
Devo ammettere che è stato un ruolo tanto bello quanto impegnativo. Innanzitutto la responsabilità di affrontare un autore come Shakespeare (anche se lo spettacolo di cui ho fatto parte era una riscrittura del testo fatta dal regista Corrado d’Elia) poi, inevitabilmente, cercare di rendere veritiero un personaggio che, normalmente, è interpretato da una donna. Davvero una bella sfida.
Al contrario invece, di cosa ti sei stupito piacevolmente nell’interpretazione o nell’approccio al copione e al personaggio?
E’ stato bello immergersi nella storia e lavorare, andando ad esplorare dentro di me, sui sentimenti che il mio personaggio potesse avere e far “nascere” e crescere il lato materno. Ho scoperto lati di me meno quotidiani ed è stato bellissimo.
Com’è stato il passaggio dal musical alla prosa, visto che è la tua prima esperienza in questo campo?
All’inizio mi sono avvicinato in punta di piedi, anche perché non avevo mai affrontato un allestimento di uno spettacolo di questo genere, ma giorno dopo giorno ho preso sempre più confidenza e mi sono concentrato sul mio percorso e sul lavoro sul personaggio. Inoltre ho avuto la fortuna di avere intorno a me grandi professionisti con cui è stato molto bello condividere il palco.
Cosa ci puoi raccontare della collaborazione con Corrado d’Elia?
Beh, non posso che essere estremamente grato a Corrado per avermi dato questa bellissima ed enorme opportunità. Un ruolo così bello capita poche volte e lo ringrazio per aver avuto il “coraggio” di affidarlo a me, nonostante arrivassi da un mondo teatrale diverso.
Hai lavorato all’estero per un po’ di anni, prima in Francia nel cast de “La Belle et la Bete” e nel tour di “Mamma Mia” e poi a Vienna con “Mary Poppins” ed “Evita”… Che differenze hai potuto notare nei due paesi a livello professionale?
Sono state entrambe esperienze molto importanti e che mi hanno segnato tanto. La tournée di Mamma Mia! è stata meravigliosa, palazzetti sempre pieni e la possibilità di girare quasi tutta la Francia, ricordo quel periodo con molto piacere anche perché sono molto legato a quello spettacolo. L’esperienza a Parigi è stata altrettanto intensa, più lunga e sotto alcuni aspetti più difficile. Parigi non è una città semplice in cui vivere, ma ho imparato tantissimo e ne sono grato. Vienna è stato un piccolo sogno, anche grazie al fatto di essere in scena con Mary Poppins che è uno spettacolo MAGICO. Professionalmente parlando ho trovato situazioni molto valide e colleghi pieni di talento con cui è nata una bella amicizia. All’estero la situazione nel nostro lavoro è decisamente migliore, ci sono più produzioni e, soprattutto a Vienna, è molto semplice lavorare perché tutto è molto ben organizzato.
E invece a livello di pubblico?
Anche per quanto riguarda il pubblico ho notato evidenti differenze rispetto all’Italia, soprattutto a Vienna, dove andare a teatro, per le persone, è assolutamente normale e fa parte della cultura della città, di conseguenza l’affluenza è maggiore. Anche nel tour Francese c’era tantissima presenza di pubblico, abbiamo fatto palazzetti anche da 4000 persone, è stato davvero intenso ed entusiasmante.
Da Pinocchio, a Peter Pan nel ruolo di John Darling, a Mamma Mia! per passare appunto ai titoli all’estero (tra cui oltre ai già citati c’è anche “Saturday Night Fever”), a Footloose e quest’ultima interpretazione in Romeo e Giulietta.
Com’ è cambiato Angelo Di Figlia professionalmente nel corso degli anni?
Spero in meglio (ride). Scherzi a parte, mi sento molto cresciuto professionalmente e umanamente; ho realizzato tanti sogni, tanti altri ne voglio ancora realizzare e ho vissuto esperienze uniche, sia professionali che di vita. Sono molto curioso di natura e questo mi ha inevitabilmente portato ad approfondire ogni singola esperienza che ho vissuto. Anche se nasco come ballerino e amo cantare, sento una grossa spinta verso la recitazione perché sostengo fermamente che se vuoi fare questo lavoro, sotto qualsiasi forma, non si parla solo di esibizione, bisogna raccontare una storia o comunque raccontare qualcosa, con una coreografia, con una canzone o con un testo. Chi fa questo mestiere ha una grossa responsabilità ed è giusto essere pronti e preparati per affrontarla al meglio.