La musica è pericolosa. Nicola Piovani incanta il teatro Argentina

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articolo di Emiliano Metalli

Esordisce così Nicola Piovani, andato in scena al Teatro Argentina di Roma dal 7 all’11 giugno, in conclusione di una stagione più che splendida, con il suo ultimo spettacolo concertato di musica e parole.

La musica è pericolosa come lo sono tutte le cose belle perché ci cambiano e a volte ci ammalano di bellezza.

Una bellezza che Piovani e tutti gli eccellenti musicisti attorno a lui ci fanno godere dalla prima all’ultima nota, in un caleidoscopico programma, elegantemente orchestrato, che alterna colonne sonore, composizioni originali, trascrizioni e canzoni di grande effetto ormai entrate nella nostra memoria musicale.

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Eppure non solo la musica desta stupore nel teatro colmo di pubblico attento ed estasiato, ma l’arguzia di un artista che ha attraversato molti generi, mantenendosi fedele al proprio stile e alla propria estetica.

Nicola Piovani, lasciando al tempo stesso una traccia indelebile accanto a nomi di grandi maestri dell’arte come Fellini, Monicelli, Bigas Luna, De André, Benigni, Mastroianni, Magni, Sordi, ha attraversato infatti il mondo del cinema, del teatro e della canzone degli ultimi quarantacinque anni dimostrando sempre una capacità di cogliere nel segno.

È da ammirare la lucidità del ricordo, la freschezza e la puntualità del racconto che contrappunta le immagini proiettate: ora locandine, ora foto di scena, ora disegni di Milo Manara e qualche immagine personale, come quella accanto all’amico scomparso, Vincenzo Cerami, per cui traspare un affetto e una stima che commuovono.

Stupisce anche la generosità con cui vengono concessi i bis e la attenta concentrazione che tutti gli artisti dedicano ai brani.

La serata si è aperta con un omaggio a Fellini, di cui vengono narrati alcuni aneddoti con studiata comicità, e alla esperienza di Piovani nel cinema, ma due sono i momenti più intensi: il dittico costituito da Partenope e La danza dei sette veli e il racconto della collaborazione con Benigni e Cerami.

Emozionante infine il Caminito “cantato” da Mastroianni e il racconto della sua incisione in studio. Chiudono il concerto i tanti bis, fra applausi sinceri, partecipazione emotiva sincera di tutti e una riflessione arguta:

“qualcuno ha detto che se un evento non passa in tv allora non esiste. Io sono felice di non essere esistito qui con voi, per due ore”.

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