La mostra “Provocazioni e Corrispondenze. Franco Mello tra arti e design”, allestita presso la Fondazione Plart di Napoli e visitabile fino al 3 Giugno 2017, potrebbe essere letta come un piccolo viaggio silenzioso all’interno dello studio di uno dei più poliedrici designer italiani.
Nessuna didascalia di approfondimento ma solo brevi informazioni su ogni progetto esposto, per accompagnare il visitatore alla scoperta della sua carriera: la sua collaborazione con Gufram, azienda per la quale progetta negli anni ’70 con Guido Drocco il conosciutissimo e ironico appendiabiti Cactus, lo consacra in ambito internazionale come interprete di un design irriverente e giocoso; nell’approfondire la sua produzione si scopre un flusso creativo pressoché ininterrotto, che spazia dal design editoriale alla grafica, fino alla fotografia e all’ideazione di libri per ragazzi passando disinvoltamente dalla regia di filmati e programmi televisivi per la RAI alla creazione di originali libri d’artista, al design del gioiello con la collezione condivisa Sfioro.
Come qualcuno sostiene in un’intervista “Franco è un creativo che si soffoca con la sua stessa creatività”, presente nei più importanti musei del mondo (MomA, Centre Pompidou, Musée des Arts Decoratifs, Vitra Design Museum, Tate Modern, solo per dirne alcuni) eppure la sua opera più profonda è impossibile da contenere in una vetrina: il suo saper far dialogare le Arti con un linguaggio fluido che lui scompone, arricchisce e ricompone con estreme semplicità e naturalezza, generando piattaforme comunicative del tutto originali.
Di certo la sua formazione in arti grafiche e la sua collaborazione con i maggiori esponenti dell’Arte Povera e della Transavanguardia hanno contribuito a gettare un solido ponte verso il mondo delle Arti Applicate, che rappresenta un po’ il laboratorio dove il designer riesce a dare una forma materica alle sue intuizioni.
Sono queste ironiche irriverenze e i chiari richiami alla cultura di massa che il progetto espositivo promosso con la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee nell’ambito di Progetto XXI, a cura di Giovanna Cassese, sceglie di mettere a fuoco nell’allestimento ospitato dal Plart : la poliedricità del designer si legge nella sua scelta di introdurre l’Arte negli spazi domestici, nell’utilizzare in maniera provocatoria la serialità della produzione industriale e un materiale economico come il poliuretano, che posiziona la sua creatività tra il surreale e il pop, tra Magritte e il mondo del fumetto.
Ed ecco che la proposta di sedute a forma di enormi zucche, cactus, sassi, copertoni, lumache, morbide poltrone di mattoni rossi comincia a farsi strada tra le richieste del pubblico, prima con Gufram e poi con Dog Design.
Presenti nella mostra anche una sezione dedicata alla sua produzione di libri e cataloghi per Paladino, Pistoletto, Manzoni, Schifano e altri artisti oltre che per la Galleria Persano di Torino, e una serie di foto di vario formato selezionate personalmente dall’artista.
Ogni frammento sembra esposto nell’atto di sovrapporsi agli altri, in una quadriglia di libere associazioni, riflessi culturali e continue ricomposizioni che ben rappresentano l’immagine dell’atto creativo di questo designer.
Come lui stesso ha scritto nel suo Alfabeto di Franco Mello, affisso all’ingresso della mostra :
Artefatti: sono cose fatte ad arte, dove la bruttezza della materia si trasforma nella bellezza delle cose.