L’e s s e r c i t i o m i o è d i p i t t o r e
Queste , le parole tratte dalla viva voce del Caravaggio, nel lontano settembre del 1603, scaturite dal verbale, in un processo per diffamazione, in risposta ai Giudici del Tribunale del Governatore di Roma.
Una forte asserzione che sottende l’esplicito e fermo intento di specificare la propria identità, la natura indivisibile di uomo-pittore-artista-artigiano…consacrato genio!
Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, i cui natali sono riconducibili a Milano e non a Caravaggio, ma comunque nella provincia lombarda, visse 39 anni, orfano di padre giovanissimo, primogenito di tre fratelli e una sorella, offre la fotografia di una vita non facile, comprensiva di un carattere per certi aspetti riottoso e turbolento.
Sono trascorsi oltre quattro secoli di storia, e mai un pittore come Caravaggio, ha saputo attraversare le epoche sopravvivendo a se stesso. Così attuale e contemporaneo nei contenuti delle opere e nella cifra stilistica grafico pittorica, approda in teatro per l’intuizione brillante del noto critico e storico dell’Arte, il Prof.re Vittorio Sgarbi.
In un piccolo teatro di Provincia, al teatro Verdi di Fiorenzuola, prezioso esempio architettonico, si rappresenta per il pubblico, giunto da ogni dove, la vita, la morte e le opere del CARAVAGGIO.
Come in un continuum del pregiato programma televisivo, Sgarbi Quotidiani, da lui condotto, accompagnava i telespettatori per mano nella lettura dei quadri, oggi, nella attuale evoluzione di lezione teatrale, con le sue doti sopraffine di grande affabulatore, introduce le opere e gli avvenimenti più salienti dell’artista, intrecciando tempi moderni ed attuali, in un’unica azione spazio temporale.
Ed è proprio nel rispecchiamento dell’altro, del “diverso”, che, Sgarbi sembra condividere i tratti caratteriali del pittore e con trasporto procede nel viaggio di colui che viene considerato il Maestro del buio e della luce, colui che, non sublima, non innalza, ma al contrario rende terreno il divino.
La Lectio Magistralis
Sostenuto dall’energia del bastone che gli fu donato, e che appartenne ad Alberto Moravia, il Professore, in scena, introduce lo spettatore, in tre ore di lectio magistralis sul Merisi, abbattendo le barriere spazio temporali, per evidenziare tutte le assonanze con gli avvenimenti storici e sociali più adiacenti alla nostra epoca, sottolineando sfumature, parallelismi, intuizioni con la veridicità ed il verismo con cui il tessuto narrativo pittorico delle opere di Caravaggio, si colorano di forte attualità ancor oggi.
Il pittore della realtà, il precursore della fotografia, coglie l’attimo fuggente, il momentum topico dell’azione, del qui e ora, per cui, nei volti dei personaggi dipinti, si trovano, gli emarginati, i malati, i truffatori, bari, musici, spesso prostitute, che rivestono panni nobili e ruoli divini, donando loro una apparente assoluzione dai peccati terreni.
Amante delle donne, passionale ed irrequieto Caravaggio fu mentore per la pittrice Artemìsia Gentileschi.
Il verismo di M.M. Caravaggio e il neorealismo di P.P.Pasolini.
Un confronto allo specchio tra le immagini delle opere del pittore e i fotogrammi delle pellicole cinematografiche del regista, proiettate entro tre grandi cornici, animate dai giochi scenografici e video del visual artist, Tommaso Arosio, per la regìa di Angelo Generali, puntellato dal trait d’union del suono incisivo del violino del M° Valentino Corvino.
Tra finzione e realtà, il “movimento” dell’anima di Caravaggio, si manifesta, si materializza e prende forma nelle spiegazioni, in itinere, nelle parole del suo condottiero Sgarbi, così da rendere chiaro ai nostri occhi, anche la somiglianza dei tratti somatici tra le opere: Il Bacchino malato; Il Fanciullo morso da un ramarro; Il Fanciullo con canestro; Il Bacco.
Queste accanto alle fattezze dello stesso Michelangelo giovine in condizioni malate, piuttosto che degli attori, Ninetto Davoli e Citti, non che di femminielli, di cui, tra le braccia di uno di loro, lo stesso Pasolini perse la vita, in un’atmosfera comune di fatti di cronaca.
Una critica analitica sottile e dettagliata
Una critica analitica sottile e dettagliata, quella di Sgarbi, si palesa nei miei ricordi, nelle lezioni d’arte scolastiche del Prof.re Buttafava, riaffiorano , vivide e lucide, come la presenza tangibile del Caravaggio.
Forse, Caravaggio, fu più buddista nell’animo, e meno cristiano, per l’epoca in cui visse, di quanto gli si possa attribuire, un inno all’essere umano, immagine e somiglianza con il divino.
Lo stesso critico d’Arte Roberto Longhi, nel 1913, epoca in cui, Diaghilev ed i Balletti Russi si trovavano in tournèe in Europa e la follìa della sua ètoile più celebre, Nijinsky, si manifestava in tutto il suo ardore, cita il Caravaggio, come “…Grande creatore di forme semplici…”, mentre Giulio C.Argan, definisce la poetica del pittore “…contrasto al non-essere, secondo il pensiero della morte, invece della vita, perciò innaturale, anti storico, anti classico, ma per questo profondamente religioso…”