Facendo seguito a quanto avvenuto questa notte, e che vi abbiamo raccontato qui, non tutto è perduto per le compagnie e gli artisti che si dovevano esibire al Teatro dell’Orologio.
Saranno infatti ospitati dal Teatro di Roma nella struttura del Teatro India.
Riportiamo le parole del direttore del Teatro di Roma.
Quando si chiude un piccolo spazio teatrale è tutto il sistema culturale della città che ne soffre: è come in un ecosistema, dove accanto alla grande quercia crescono arbusti di piccola taglia e dove una fa bene agli altri e viceversa.
Una città come Roma che vuole e deve tornare a essere una delle capitali internazionali della creatività e delle arti ha il dovere di salvaguardare e sostenere tanto i piccoli teatri off, dove si annidano spesso i talenti di domani, tanto i suoi teatri pubblici.
Getta nell’amarezza e provoca sconforto la chiusura del Teatro dell’Orologio, fra gli spazi “sotterranei” più vivaci della città, col quale il Teatro di Roma condivide da tre anni, insieme al Teatro Argot, un prezioso e strategico progetto dedicato agli artisti e agli spettatori under 25, dal nome eloquente di Dominio Pubblico, che è già un manifesto anche di visione politica.
Allo stesso modo, per la prossima stagione, il Teatro di Roma sta costruendo un progetto comune con l’Angelo Mai.
Sono spazi di resistenza all’omologazione e piccole barriere contro l’impoverimento culturale.
Sono certo che con l’impegno di tutti gli “attori” in campo, criticità e problemi saranno risolti, anche grazie a un vicesindaco e a un assessore alla crescita culturale, Luca Bergamo, che ha un passato di militanza e che esprime oggi, nel suo nuovo ruolo, una visione che punta in prospettiva alla creazione di un sistema culturale articolato e dinamico.
Nel frattempo, il Teatro di Roma accoglie negli spazi del Teatro India, seppur già affollati, le compagnie e gli artisti programmati al Teatro dell’Orologio rimasti improvvisamente senza una “casa”.
Il Direttore
Antonio Calbi
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