Ospite nell’ultima giornata ufficiale di concorso del Trieste Film Festival è Marco Bellocchio con il suo “Fai bei sogni”, vincitore del PREMIO DEL SINDACATO NAZIONALE CRITICI CINEMATOGRAFICI ITALIANI (Sncci) come ‘miglior film italiano’ del 2016 e liberamente ispirato all’omonimo libro autobiografico di Massimo Gramellini.
“Fai bei sogni” è l’ultima frase detta dalla madre a Massimo, nove anni appena, prima di morire improvvisamente una notte mentre lui dorme.
La ricerca continua della verità sulla morte della madre ma anche la riduzione dell’esposizione sentimentale, come la chiama Bellocchio, causata da quest’evento è il filo conduttore del film.
Un’intensa interpretazione del Massimo adulto è data da Valerio Mastrandrea che offre un sacco di sfumature diverse al personaggio: rabbia, dolcezza, entusiasmo.
Colto da una crisi di panico di ritorno da una missione da reporter a Sarajevo durante la guerra, crede di essere sul punto di morire e si rivolge alla dottoressa interpretata da Berenice Bejo.
Lei lo invita ad aprirsi e confidarsi e forse scioglie un po’ il nodo causato dalla scomparsa della madre arrivando a un ballo liberatorio che lui teneva nel cuore e che un cerchio in un certo modo.
Lei lo invita ad aprirsi e confidarsi e forse scioglie un po’ il nodo causato dalla scomparsa della madre arrivando a un ballo liberatorio che lui teneva nel cuore e che è uno di quei ricordi meravigliosi legati alla mamma
Nel film viene raccontato sì l’evento traumatico vissuto dal bambino con le ripercussioni fino all’età adulta ma quello che rimane è il dolore con cui il protagonista si trova a convivere per 30 anni e che forse non lo abbandona mai, neanche una volta venuto a conoscenza della verità sulla fine della madre.
Quattro chiacchiere con Marco Bellocchio
La consegna del Premio è stata l’occasione giusta per organizzare una masterclass/incontro con Bellocchio in cui si è riflettuto di cinema, politica, passato ma anche della sua filmografia e del ruolo delle madri nei suoi film
Si è detto come sia cambiata la modalità di fare film dagli anni ’60-’70 in cui lui iniziò ma anche di come ci sia molta più democrazia, guardando ai David di Donatello per esempio e vedendo la quantità di registi esordienti rispetto ai suoi tempi.
Nelle diversità e nella confusione di fondo ci sono tanti exploit italiani interessanti: vedi Fuocoammare o Sorrentino, per citarne alcuni…
In chiusura ha poi parlato dell’interessante esperienza laboratoriale che porta avanti d’estate da qualche anno,quindici giorni in cui lavorare sul ciclo completo di un film, anche se il campo di studi nell’ultimo anno si è ridimensionato.
In chiusura, una volta visto, non stupisce la scelta di renderlo miglior film dell’anno, complimenti a Marco Bellocchio!
miglior film
Questo è un buon film …. e mi è piaciuto. E Bérénice Bejo è un’attrice formidabile. Mi piace anche che nel film “Dopo l’amore” ( http://www.itafilm.video/5417-dopo-lamore-2016.html 🙂