Tra gli eventi collaterali di questa 28 edizione del Trieste Film Festival c’è la rassegna “Varcare la frontiera: flussi di marea” nel quale si inserisce il tema delle sirene sviluppato nella giornata di ieri, 26 gennaio.
A chiusura di questa giornata prettamente dedicata alle sirene e all’identità di genere si è tenuto lo spettacolo “Il sogno e l’utopia” che ha visto protagonista Porpora Marcasciano in scena al Teatro Miela.
Il mio coming out è stato al liceo, in un paesino del Sud. Il contesto non era dei più aperti. In occasione dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini, il collettivo della scuola mi chiese di dichiararmi. E con molte paure lo feci: fu molto liberatorio.
Così racconta la protagonista, presidente onorario del Movimento identità transessuale (Mit) e da sempre protagonista delle battaglie per i diritti del movimento gay, lesbico e trans;il suo racconto tra la colonna sonora del periodo e video inediti, pagine di diario parte dagli anni ’70, anni della sua adolescenza e della presa di coscienza.
Dal viaggio post maturità a Copenaghen, ai primi concerti, spaziando sugli eventi chiave di quel periodo di rivoluzione sessuale, ci racconta attraverso i video dell’epoca l’occupazione di quegli anni di alcune facoltà de “La Sapienza” di Roma, dei primi amori e delle prime avventure.
L’incontro con la Contessa Mancinelli Sforza
Chiave è l’incontro per lei che descrive come sconvolgente e affascinante con la Contessa Mancinelli Sforza, che sarà un personaggio chiave nella vita di Porpora…
Quei momenti con i primi campeggi “liberi” e le varie marce, sfilate e manifestazioni sono i momenti raccontati con gioia e anche con emozione, ma soprattutto quel divertimento mentre la vediamo improvvisare alcuni passi di danza sulla colonna sonora dei video proiettati
Quella gioia, del primo Pride, nel 1982 durante cui racconta “non si sa neanche cosa stessimo facendo” ma il clima che si respira durante tutto il suo raccontarsi è di festa, di libertà….
Fino al momento in cui lei e tutto il movimento si deve fermare a riflettere , perché è comparso un fantasma e un problema molto più grande di loro: l’AIDS, la “la peste gay”: in quel momento quella festa si smorza e ognuno è chiamato a riflettere sulla vita che ha fatto, sulle scelte operate sulla propria vita e l’uso del proprio corpo e a riflettere che
qualcosa si è perso, qualcosa poi si è guadagnato
ma niente sarà più come prima